25 ottobre 2017

Affrontare il processo della morte come praticanti


Al Karmapa è stato chiesto: «Mi resta un mese da vivere, cosa dovrei fare?»

La sua risposta:
«Questo sole
che tramonta non è la fine di tutto. Pensiamo sia così, ma in realtà non lo è. Se siamo veri studenti del Buddhadharma sappiamo che prosegue, può esserci una discontinuità di qualche tipo ma il ciclo semplicemente continua.
Cosa possiamo fare per prepararci per la fine? Possiamo provare molte cose per addolcire l'inevitabile, ma in definitiva tutto quello che facciamo non è altro che un tentativo di attenuarlo. Possiamo recitare dei mantra o fare qualche pratica speciale, però questo non cambierà la realtà delle cose.
Dobbiamo impegnarci ad accettare questa eventualità, cosa che ci porta effettivamente a sviluppare un qualche tipo di coraggio – dobbiamo essere impavidi. Mantenendo intatta la nostra dignità, possiamo usare questo tempo per riflettere sul fatto che tutto cambia, tutto finisce e tutto alla fine morirà.
Se siamo in grado di farlo, non saranno gli altri a consolarci nelle nostre ultime ore e giorni ma saremo invece noi a poter rincuorare loro. Questa comprensione può essere un momento culminante delle nostre vite come praticanti del Dharma: in modo vero e sincero ci rendiamo conto del beneficio che possiamo dare alle altre persone con il nostro coraggio. In effetti, quello che abbiamo sperimentato e capito è molto più rassicurante e reale per loro perché è autentico. Diventiamo un'esperienza fortissima per gli altri, e quando a loro volta dovranno attraversare difficoltà incredibili il nostro esempio li guiderà e gli permetterà di riconoscere che non è la fine, che non sono soli e che non hanno nulla da temere.
Quindi non scappiamo dalla paura e non cerchiamo di attenuarla o nasconderla: abbiamo imparato ad andare oltre la paura.»


XVII Gyalwa Karmapa Trinley Thaye Dorje
Tratto da un insegnamento dato al Karma Kagyud Buddhist Centre Singapore, ottobre 2017
Fonte: http://www.facebook.com/tokpakorlophotography
Photo credit: Tokpa Korlo
Tradotto da C.R.

17 ottobre 2017

Prendere rifugio negli amici sulla via


«Più elevato è il livello degli insegnamenti, più importanti diventano gli amici sulla via. Prima di tutto rendono possibile l'accesso agli insegnamenti; senza di loro difficilmente potremmo usare il cammino e raggiungere la meta. In seguito, diventano anche un esempio: sono chiamati bodhisattva (sanscr. – tib.: changchub sem pa) coloro che lottano per raggiungere l'illuminazione. Considerano la crescita degli altri prioritaria rispetto alla propria, mentre padroneggiano sia il mondo condizionato sia la loro stessa mente. Possiamo distinguerne di due tipi: gli inamovibili e impavidi, sui quali possiamo sempre contare – ci portano dagli stati condizionati alla liberazione e all'illuminazione –, e quelli che sono sulla via per arrivarci. Nonostante questi ultimi abbiano ancora una mente piuttosto atletica e possano sperimentare alti e bassi, hanno la stessa predisposizione. Anche loro vogliono raggiungere l'illuminazione per il beneficio di tutti; se sono disposti a vedere quanto accade nella vita su un piano sovrapersonale possono facilmente accettarsi l'uno con l'altro come compagni: ognuno impara dallo sviluppo degli altri.»


Lama Ole Nydahl
Tratto da Le cose come sono
http://edizioni-mediterranee-lecosecomesono.blogspot.it

12 ottobre 2017

Dichiarazione di Sua Santità il XVII Gyalwa Karmapa Trinley Thaye Dorje sulla crisi Rohingya




9 ottobre 2017


Indipendentemente dal fatto che siamo o meno persone dedite alla spiritualità, che siamo o meno buddhisti, è terribile assistere a queste tragedie umane, a questi errori umani. Ci sentiamo impotenti e allo stesso tempo vogliamo assumerci la responsabilità, intervenire, aiutare ad alleviare la sofferenza e a risolvere i problemi.

Tuttavia non è così semplice perché farci carico di una situazione di questo genere ci porterà inevitabilmente a cercare un qualche tipo di significato o di giustificazione, a tentare di individuare chi è in errore e chi è nel giusto. Non troveremo mai una spiegazione o una soluzione assolute: potremmo inventarci delucidazioni, motivazioni, colpe, ma sarebbero tutte dei punti di vista relativi. 

Piuttosto che cercare un significato o una giustificazione, è meglio dedicare i nostri meriti e preghiere alle persone che soffrono. Come praticanti, inoltre, possiamo allenarci nel tentare di riconoscere le conseguenze dannose dell'inasprirsi delle emozioni di disturbo, come la rabbia.

Nella vita è normale sperimentare incomprensioni e sentimenti dubbiosi. Quando tali esperienze si manifestano non dobbiamo cercare di nasconderle o di reprimerle: sono inarrestabili. Perciò, nel momento in cui si presentano dovremmo lasciare che si sviluppino da sole e poi lasciare che scemino da sole.

Più tentiamo di resistere alle emozioni e posticipare il loro manifestarsi, peggio diventano: si inaspriscono. É questo aspetto, il procrastinare le emozioni, che causa una reale ansia. Il risultato è che possiamo rimuginare sempre più, una condizione che ha il potenziale per trasformarsi in qualcosa di violento.

In questa situazione le persone possono arrivare a usare il nome della religione, della filosofia, della scienza o persino della razza per giustificare le azioni che vengono compiute in risposta a quelle emozioni. Dobbiamo quindi trovare il coraggio di lasciare che le nostre emozioni sorgano e cadano in modo naturale, proprio come una tempesta si alza e si placa da sola. Perché una tempesta non agisce mai con un programma o un'intenzione.

Quando le emozioni si manifestano, pertanto, non dobbiamo mai agire in base ad esse perché a quel punto saremmo in balìa della tempesta. Invece, possiamo osservarle e lasciare che si assestino autonomamente; questo ci permetterà di contribuire a evitare qualsiasi ulteriore sofferenza.


Con preghiere,
Karmapa Trinley Thaye Dorje


Fonte: http://www.karmapa.org
Tradotto da C.R.

3 ottobre 2017

Due messaggi dal Karmapa


Il 2 ottobre ricorre l'anniversario della nascita di Gandhi, e questa data è stata scelta dalle Nazioni Unite per commemorare la Giornata internazionale della nonviolenza. Vi proponiamo la traduzione del messaggio che Sua Santità il XVII Gyalwa Karmapa Trinley Thaye Dorje ha pubblicato sul suo sito in occasione di questa ricorrenza. A seguire, il suo messaggio di cordoglio per la sparatoria di massa avvenuta a Las Vegas.


Cari amici di Dharma,

chi riesce veramente a comprendere la ricchezza autentica è in grado di sperimentare senza fatica una condizione di immensa pace per se stesso e di fare da esempio per gli altri.

Credo che Gandhi Ji sia una di quelle persone: ha fatto tesoro di ogni cosa, tanto dei fenomeni materiali quanto di quelli non materiali, con rispetto, gentilezza e moderazione.

Che stesse osservando la sua pratica religiosa, intrattenendo una conversazione ordinaria, o mangiando un pasto – ogni cosa veniva svolta con queste qualità. Quando praticava, praticava; quando conversava si limitava a fare giusto quello; e quando mangiava non faceva nient'altro. Nonostante simili atti di semplicità possano difficilmente sembrare degni di nota, Gandhi Ji ha toccato milioni di cuori e continua ancora a farlo molto tempo dopo la sua morte.

E questo perché, come possiamo constatare, tutto quello che ha fatto non è stato per ottenere potere, fama o denaro, ma con rispetto, gentilezza e moderazione. Questa è la vera ricchezza, questa è la ricchezza interiore.

Il forte esempio di Gandhi Ji ha contribuito a fondare una delle più grandi nazioni della Terra. Anche noi dobbiamo usare la nostra ricchezza interiore per imparare da tali esempi e impegnarci a fondo per metterli in pratica nelle nostre vite. Come milioni di persone là fuori, anche io desidero celebrare e onorare questo modo di vivere.

Una quantità formidabile di merito verrà generata ricordando esseri grandiosi come Gandhi Ji. Per favore unitevi a me in questa commemorazione.


Con compassione,

Thaye Dorje
Sua Santità il XVII Gyalwa Karmapa


***


Cari amici di Dharma,

mi ha rattristato la notizia della sparatoria di massa avvenuta a Las Vegas, a seguito della quale almeno 59 persone hanno perso la vita e più di 500 sono rimaste ferite.

Ieri era la Giornata internazionale della nonviolenza, istituita dalle Nazioni Unite. Di fronte a simili episodi di violenza, continuare a percorrere un cammino di nonviolenza può sembrare un impegno inutile o persino destinato al fallimento.

Ciò nonostante, perseveriamo nel nostro cammino. Seguendo le orme del Buddha, di Gandhi e di altri esseri grandiosi che hanno fatto da guida sulla via della nonviolenza, continuiamo a credere nella sua forza gentile – non importa quanto difficile possa sembrare in momenti come questo.

Prego perché tutti noi possiamo trovare il coraggio di rispondere alla violenza con compassione, con saggezza e con nonviolenza. In questo modo ognuno di noi contribuirà a ridurre la sofferenza nel nostro mondo e ad aiutare tutte le persone che ci seguono.

Vi chiedo di unirvi a me nel pregare per le vittime e per tutte le persone rimaste coinvolte nei fatti tragici di Las Vegas.


Con compassione,

Thaye Dorje
Sua Santità il XVII Gyalwa Karmapa


Fonte: http://www.karmapa.org
Tradotto da C.R.