25 aprile 2020

Chiarezza e confusione – Tutto diventa semplice


«Capire in modo chiaro significa rendere la mente chiara a proposito della natura fondamentale di un essere senziente. Noi non abbiamo tale chiarezza e quindi diciamo che siamo confusi, che siamo bloccati. Siamo confusi per quel che riguarda i problemi, le distrazioni, perfino la felicità. In altre parole, siamo confusi su tutto ciò che sperimentiamo in questo momento. È per tale motivo che l'esistenza caratterizzata dalla confusione si muove in un circolo – come spiegato dal termine "samsara".
Non c'è niente di miracoloso nel comprendere in modo chiaro. È possibile per ognuno di noi avere questa capacità, questa chiarezza della mente. Le sfide della vita di tutti i giorni sono relative, dobbiamo semplicemente lavorare con esse e la difficoltà non è la fuori, bensì dentro di noi: deriva dalle nostre tendenze legate alla confusione mentale e pertanto non riusciamo a vedere chiaramente. Le cose sembrano complicate e noi non sappiamo cosa fare.
Dalla prospettiva di una mente chiara, tutto è semplice. Il Buddha ha insegnato che dovremmo essere molto semplici. Alcune persone lo interpretano in modo sbagliato, pensano voglia dire che dobbiamo rinunciare a ogni cosa, che non dobbiamo usare la tecnologia all'avanguardia o gli strumenti moderni della quotidianità. Anche se rinunci a tutte le cose, in realtà, la mente comunque non è semplice. È impossibile essere semplici esteriormente. Quando il Buddha ha detto che dovremmo essere semplici, intendeva dire che se siamo molto chiari su un livello interiore tutto diventa semplice. Senza una comprensione esatta, ogni cosa è complicata. Secondo il Buddha, quindi, dobbiamo praticare ed essere semplici.
Quando comprendiamo e vediamo con chiarezza, siamo in pace. Essere in pace vuol dire non dipendere dagli altri; dipendiamo da noi stessi. Potremmo benissimo vivere da qualche parte per conto nostro, in solitudine. Il Buddhismo Mahayana insegna però che non dovremmo dimenticare gli altri; in caso contrario, infatti, non saremmo in grado di conseguire una mente chiara. Può sembrare strano, ma di fatto è molto pratico. Immancabilmente, torniamo alla bodhicitta. Quando stai seduto da solo e mediti in silenzio senza fare niente, la tua mente è semplice. Tutto è semplice. Inoltre, puoi ottenere alcuni risultati positivi. Ma per avere ancora più chiarezza è necessario che tu stia con altre persone, che tu abbia a che fare con le persone. "Avere a che fare con le persone" in questo contesto non si riferisce alle modalità normali, per esempio lavorare in ufficio con dei colleghi. Significa che devi avere un comportamento etico in ogni situazione e questo, a sua volta, migliorerà la tua comprensione. La meditazione da sola non porterà tale risultato. Apparentemente sembra esserci una contraddizione, ma in realtà ha senso: lo scopo del percorso buddhista è insegnarci come lavorare con noi stessi in modo da aiutare gli altri. Attraverso la pratica possiamo acquisire della chiarezza, e inevitabilmente questo avrà un'influenza nella nostra vita quotidiana. Possiamo inoltre desiderare di mettere in pratica quanto abbiamo imparato.»


Lama Jigme Rinpoche
Tratto da A Path of Wisdom 
Tradotto da C.R.

12 aprile 2020

Il cuore della Mahamudra – un canto composto dal XVI Gyalwa Karmapa Rangjung Rigpe Dorje


Fenomeni e suoni si manifestano dalle impronte tenui create dai pensieri nella mente. Come un’immagine sull’acqua scompare da sé, allo stesso modo le apparenze ingannevoli scompaiono automaticamente quando viene compresa la loro mancanza di realtà. Al di là della realtà essenziale non c’è nulla. Questa è la visione intuitiva della Mahamudra. 

È quando la porta della mente – attraverso la quale i fenomeni vengono creati – rimane libera da ostacoli, non distorta da concetti che non c’è alcuna realtà solida, bensì luce radiosa, e lasciamo che tutto ciò che sorge arrivi in modo spontaneo. Questa pratica è la meditazione della Mahamudra.

Le manifestazioni illusorie nascono dal credere in una realtà. Facendo affidamento su una comprensione costante della non-realtà dimoriamo nell'autentica natura spontanea della mente, e lo spazio in cui non c’è nulla da realizzare è dunque raggiunto senza sforzo.

Questa è la pratica della Mahamudra. Questi tre punti sono il tesoro del mio cuore. Dato che gli yogi che vanno al cuore di tutto sono come il mio stesso cuore, per loro ho espresso queste parole sincere, che non possono essere comunicate ad altri.


Il XVI Gyalwa Karmapa Rangjung Rigpe Dorje (1924-1981)
Tradotto da M.S.

8 aprile 2020

Morte e rinascita


Ci riempie di gioia potervi confermare che il libro di Lama Ole sul tema della morte è in pubblicazione per i tipi di Ed. Mediterranee.

A partire da ora e durante i prossimi mesi pubblicheremo sulla pagina Facebook del centro di ritiri di Bedulita (https://www.facebook.com/yogihousebedulita) dei brevi estratti presi dal testo che sarà disponibile in tutte le librerie e presso i centri della Via di Diamante a settembre (emergenza covid-19 permettendo).

Contemporaneamente vi invitiamo a tenere sott’occhio anche il blog preparato già molto tempo fa e aggiornato in corso di traduzione dell’opera - http://morte-e-rinascita.blogspot.com.

Con i nostri migliori auspici, per la lunga e buona vita di Lama Ole e la felicità insurclassabile di tutti gli esseri!

Siete pronti...?


Dalla quarta di copertina:

Il vero significato del morire come processo, della morte e della rinascita.

Il tema della morte e del processo del morire è ancora spesso evitato, represso o rimosso in Occidente. La visione materialistica del mondo e la paura collettiva rendono questi ultimi e importanti istanti dell’esistenza un ostacolo. Nel Buddhismo tibetano, invece, la relazione con la morte è estremamente aperta, ed è caratterizzata dalla voglia di sapere e di comprenderla. I maestri di meditazione buddhisti hanno raggiunto delle intuizioni sorprendenti per quello che riguarda le diverse fasi della morte. Conosciuti soprattutto attraverso “Il libro tibetano dei morti”, ora questi processi vengono presentati da Lama Ole Nydahl in modo chiaro e attuale. Avendo egli stesso ricevuto tutte le trasmissioni necessarie da diversi grandiosi maestri, Lama Ole Nydahl spiega il famoso phowa, la “meditazione del morire consapevolmente”. Applicare questa pratica facilita la transizione dalla vita alla morte. Diventa allora perfino possibile ottenere la chiara luce, un alto livello di consapevolezza, o addirittura l’illuminazione.

5 aprile 2020

Impavidità: la mente come spazio indistruttibile


«Dietro a una vera impavidità sta la visione intuitiva della mente come non sostanziale, come spazio e per questo motivo indistruttibile. Ciò che sperimenta i fenomeni non ha limiti di tempo ed è in connessione con tutto, non importa se viene percepito o meno: in ogni caso si tratta pur sempre di buddha circondati dai campi di forza spontanei della massima gioia.
Un anziano profugo cinese sfuggito ai comunisti che nel 1970 ci invitò nel suo centro di ritiri nella zona himalayana si espresse così: "No mind, no worry" ["Niente mente, niente preoccupazioni"], che in poche parole vuol dire: se la mente non può essere trovata da nessuna parte, non bisogna preoccuparsi della sua scomparsa o della sua morte.
L’attenersi alla prospettiva massima, per quanto possa essere lontana dal mondo quotidiano, impedisce alle persone di diventare boriose e di commettere errori. Ogni comportamento diventa spontaneo e giusto qui e ora perché la verità più profonda permea corpo e parola. Anche se dovesse affiorare del karma pesante, un’impostazione di questo genere permette alla maggior parte di ciò che potrebbe accadere di spiacevole di venire attutita e trasformata per essere di beneficio agli altri. Questo è il più grande campo di benedizione, dove tutto si manifesta al momento opportuno; né troppo tardi né troppo presto otteniamo in dono ciò di cui abbiamo bisogno per maturare. Tutte le esperienze che facciamo a questo livello protetto sono espressione giocosa e libera di una ricchezza fondamentale. Trovandoci in situazioni difficili, invece di essere il toro che sta nel recinto e vede solamente che il varco per uscire è sbarrato, possiamo contemplare lo spazio come possibilità: allora vediamo vie d’uscita dietro, sopra e ai lati del recinto, oppure possiamo prendere in considerazione di distruggere tutta la stalla, lavorando con questa libertà come punto di partenza.»


Lama Ole Nydahl
Tratto da Il Grande Sigillo 
Photo credit: Tokpa Korlo