24 maggio 2020

Lo sforzo gioioso


In attesa di riprendere al più presto le nostre attività, vi offriamo un approfondimento sullo sforzo gioioso, una delle sei paramita o azioni di liberazione, che ci portano su un piano sovrapersonale. I due brani sono dei nostri insegnanti di riferimento, Lama Ole Nydahl e sua moglie Hannah. 


«Un’ulteriore raccomandazione che ci arriva dal Buddha è l’azione entusiasta, detta anche gioia di lavorare, e significa semplicemente il piacere di fare qualcosa di valido e vincere la pigrizia. Coloro a cui manca un tale e spontaneo tipo di perseveranza invecchiano senza diventare più saggi, perché non vanno al di là dei propri limiti. Indipendentemente da cosa vogliamo imparare o realizzare, comunque richiede forza. Perfino per mettere su muscoli dobbiamo passare la barriera del dolore, e in qualsiasi cosa che facciamo mietiamo dei risultati soddisfacenti solo se ci accostiamo ai nostri programmi con determinazione e sforzo gioioso.»
Lama Ole Nydahl

« A seguire viene la perseveranza. Possiamo anche usare i termini energia o resistenza. La cosa più rilevante in merito a questa paramita è il suo essere ispirata, qualcosa che si fa con gioia. Non è un tipo di situazione forzata, ma è gioiosa perchè riusciamo a vedere che ha un valore: capiamo che qualcosa è importante e di conseguenza vogliamo farlo. Questo vale sia per la nostra pratica di meditazione sia per l'usare il nostro tempo in maniera significativa, e s'intende che lo facciamo perfino quando richiede uno sforzo maggiore, senza prendere sempre la strada più facile.
Infatti, se riteniamo che qualcosa possa diventare problematico solitamente lo dimentichiamo e passiamo a fare qualcos'altro; invece dovremmo pensare che vale la pena farlo. Pensare che è di beneficio e che è qualcosa che possiamo usare per gli altri. A quel punto lo vogliamo fare, e lo facciamo. Questo per noi è il significato di perseveranza, energia e resistenza.»
Hannah Nydahl


Tratto da:
Lama Ole Nydahl – Le cose come sono
Hannah Nydahl – Visione, meditazione, azione
C.R.

7 maggio 2020

Monlam, auspicio – Messaggio di Thaye Dorje, Sua Santità il XVII Gyalwa Karmapa, per il Vesak


སྨོན་ལམ། (smon lam) – MONLAM, auspicio

Quando si tratta di diventare un buddha, quando si tratta di sbocciare in un buddha, l'auspicio è un modo fantastico per seminare questa condizione di buddhità. 

Essere un "buddha" significa essere risvegliati.

Per essere più precisi, se dividiamo a metà questo metodo o veicolo dell'auspicio le due parti possono essere intese come:

La prima metà è སྨོན་ལམ། (smon lam). "Monlam" è la parola tibetana per auspicio, "praṇidhāna" in sanscrito. 

La seconda metà è བསྔོ་བ། (bsngo ba). "Ngowa’" è la parola tibetana per dedica, "pariṇāma" in sanscrito.

"Monlam" è paragonabile all'inspirare e "ngowa" all'espirare.

Esattamente come il respirare, è qualcosa di molto naturale.

Tale percorso è conosciuto come il diventare un bodhisattva, un figlio del risvegliato – è chiaro, non va preso letteralmente.

Proprio ora, molto probabilmente stiamo sognando.

Questa condizione, essere un umano, è un sogno caratterizzato dall'equilibrio.

Perché non siamo immersi nell'estasi. 

Un essere in uno stato superiore, un essere divino, si trova in una costante condizione di rapimento e quindi non è in grado di vedere la realtà (come una vita nel lusso). 

Un essere in uno stato inferiore, un essere tormentato, si trova in una costante condizione di pesante sofferenza e quindi, allo stesso modo, non è in grado di vedere la realtà (come una vita in povertà).

Lusso e povertà sono entrambi esempi che sono solo relativi.

Una condizione umana è quello che viene chiamato uno stato di mezzo, in cui siamo sul punto di svegliarci.

Sognando ancora come "tu" e "me".

Ma di tanto in tanto abbiamo dei dubbi, ci poniamo domande su chi sei tu e chi sono io, se stiamo sognando o no. 

Una corrente di curiosità ci spinge a verificare.

L'apparenza della nascita e della morte, e i vari stati del cambiamento, sono i segnali per la nostra curiosità che ci induce a mettere in dubbio se siamo veramente qui o meno.  

Pertanto, la nascita umana può non essere ideale per il piacere ma è ideale per risvegliarsi.

Pertanto, questo pizzico di curiosità è un terreno perfetto e fertile per piantare il seme del risveglio.

Viene fatto non imponendo qualcosa alla condizione umana, ma suggerendo che non è sbagliato dubitare se stiamo sognando o no. 

E indicando che svegliarsi non è affatto spaventoso. 

O una guida spirituale può farlo per noi, o possiamo esortare noi stessi ad andare un po' oltre la nostra norma abituale che consiste nell'essere soddisfatti di questo sogno.

Allo stesso tempo, abbiamo una sorta di abilità o istinto che ci porta a voler sempre essere diversi dalla norma o dagli altri, a distinguerci, come per esempio nel campo della moda. In questo caso non dovremmo combattere tale abitudine a voler essere differenti, bensì assecondarla.

Se vogliamo essere veramente diversi e fare qualcosa "fuori dagli schemi", è molto interessante intraprendere l'avventura del risveglio. 

Questo è ciò che i buddha effettivamente dicono. 

Ora, tornando al seminare il risveglio (la buddhità): essere soddisfatti di sognare questo sogno umano va bene, ma prima o poi il sogno compierà un ciclo e non c'è alcuna reale garanzia che faccia un ciclo completo e torni a questa condizione umana. 

È per tale motivo che svegliarsi è sensato.

Dopo esserci risvegliati, possiamo osare e sognare qualsiasi sogno desideriamo. 

Quando si tratta di seminare il risveglio, dunque, l'auspicio è il seme più semplice.

Perché è qualcosa che facciamo di continuo.

Non richiede alcun genere di sforzo.

Tutto ciò che serve è fare auspici ininterrottamente, proprio come il respiro o il battito del cuore.

Non è un impegno. È solamente un ritmo, come danzare. 

Polmoni che danzano dentro e fuori, cuori che danzano su e giù.

Similmente, fai auspici giorno dopo giorno.

Auspica di svegliarti, di tanto in tanto guardati intorno, vedi chi sta ancora dormendo e auspica che si risvegli. 

In questo momento il loro sogno è troppo reale al punto che, anche se volessimo, non potremmo veramente costringerli, spruzzare dell'acqua su di loro per svegliarli. Ma possiamo fare auspici per loro. 

Per la maggior parte, sono troppo ammaliati dai sogni che stanno facendo, di essere loro stessi, così come sono loro, così come sono gli altri. È semplicemente tanto reale che se dicessimo loro che è un sogno penserebbero che siamo pazzi. 

Dato che non siamo completamente risvegliati noi stessi, ci risulta difficile convincere gli altri. 

Per questo, invece, facciamo auspici. 

Gli auspici, tuttavia, non sono parole o pensieri vuoti. 

Queste sensazioni – «Oh, sono solo parole o pensieri vuoti» – sono abitudini che si sono fossilizzate col tempo, quando abbiamo preso la strada facile per noi stessi e abbiamo sminuito la curiosità dicendo che è solo un gioco da bambini.

Per esempio, possiamo farlo quando qualcuno sta seguendo con entusiasmo un suo ritmo personale, però noi non riusciamo a capirlo e quindi diciamo che lui o lei è come una "macchina".

O quando qualcuno prende le cose con calma, e noi diciamo che lui o lei è come un "bambino".

Un'abitudine di questo tipo – non aver compreso pienamente qualcosa o qualcuno ed etichettarlo come una macchina o altro – rende le cose facili per noi, ma può rimanerci attaccata e piantare semi che fanno sì che sogniamo più profondamente e non ci svegliamo. 

Perciò, fate auspici in modo tale che inspiriate, inaliate, accogliate in voi ogni azione e pensiero, vostro e degli altri, che sia in linea con il risveglio, e cioè virtù e meriti come per esempio la gentilezza.

Questo ha una qualità che non è associata al sonno ed è invece associata al risveglio.

Quindi accoglietelo in voi, inspiratelo. 

Questo è l'auspicio.

Ora che i vostri polmoni sono pieni dell'ossigeno della virtù e che il vostro miracoloso corpo umano lo ha trasformato in CO2, dovete espirarlo. 

Esalatelo.

Donatelo.

Lasciatelo andare.

Chiaro, dovete lasciarlo andare senza nessuna reale decisione preventiva, esattamente come fanno i polmoni.

Senza alcuna decisione religiosa o politica, semplicemente dedicate.

Questa è la dedica. 

L'esempio migliore è quello di un bambino, che respira in modo più profondo rispetto a un adulto. 

Ora, questo è karma fatto proprio nel modo giusto.

Perciò, cari amici del Dharma, in questa vigilia del Vesak vi chiedo di fare auspici.

E tutti i vostri sogni si risveglieranno! 


Thaye Dorje, Sua Santità il XVII Gyalwa Karmapa
Fonte: https://www.karmapa.org
Tradotto da C.R.

6 maggio 2020

Happy birthday Karmapa!




«Per far sorgere la devozione verso l'amico spirituale, dovremmo diventare consapevoli delle sue qualità illuminate. Stando in contatto con queste qualità, nello specifico l'amore e la compassione per tutti gli esseri, nascerà fiducia. L'insegnante spirituale, senza mai  scoraggiarsi, persevera nell'aiutare gli altri e ci insegna come sviluppare a nostra volta amore e compassione verso di loro. È in questo modo che tali qualità illuminate possono maturare in noi stessi.»


Sua Santità il XVII Gyalwa Karmapa Thaye Dorje
Tradotto da C.R.