• La mia domanda riguarda la visione pura e la capacità di discriminare. Se pratichiamo una visione pura che include tutti, questo può inibire la nostra facoltà di esprimere un giudizio sulle persone e sulle varie questioni e di funzionare nella vita quotidiana? Dato che il Buddha è onnisciente, e che stiamo puntando a raggiungere la stessa saggezza che ci permette di conoscere ogni cosa esattamente così com'è, perché dovremmo 'sovrapporre' una visione pura su qualcosa che sappiamo essere un dato di fatto? Per esempio, se qualcuno ha dei difetti indiscutibili, la visione pura significa spazzar via o ignorare queste mancanze che caratterizzano la persona in questione, piuttosto che farne una valutazione precisa?
In un contesto buddhista, più tempo trascorriamo sulla via come praticanti, più è importante esaminare il tema della visione pura.
L'atto o la capacità di giudicare è una questione delicata. Prima di poter esprimere un giudizio su una situazione, innanzitutto dobbiamo essere consapevoli di ogni fatto, di ogni aspetto di quella situazione. Di nuovo, però, si tratta di una questione delicata: in un certo senso, non siamo mai davvero sicuri che ogni aspetto sia stato preso in esame. Il nostro istinto, e di certo i nostri dubbi, possono essere degli utili strumenti per metterci in grado di valutare le cose.
Credo che lo stesso atto di sforzarci per provare un argomento sia una forma di giudizio. Ad ogni modo, quando giudichiamo, penso sia essenziale che la motivazione abbia a che fare con il beneficio degli altri, piuttosto che con la volontà di dimostrare una tesi per noi stessi. Comunicando la nostra posizione, possiamo rendere migliori la qualità e la facoltà di tutti nel valutare una situazione.
Mentre il giudicare sulla base di una completa comprensione può essere considerato parte della via buddhista, lo sviluppo della visione pura può essere visto come la via all'interno della via.
Maggiore è il livello di purezza nel nostro modo di vedere le cose, minore è la pressione di sentirsi costretti a esprimere affatto un giudizio. Quando abbiamo la visione pura, siamo in grado di vedere i fatti così come sono - non c'è alcuna necessità di giudicare o di dire che qualcosa 'è così' o 'è cosà'. Quando abbiamo la visione pura, non abbiamo bisogno di andare in giro a battagliare per dimostrare qualcosa. Le cose sono quello che sono.
Fintanto che abbiamo la visione pura, c'è meno spazio per gli errori e tutto diventa più chiaro. Potremmo chiederci se tutti noi abbiamo o meno questo potenziale della visione pura, ma chi vede le cose in modo puro capisce che tutti noi abbiamo questa risorsa. Chi ha la visione pura ha un punto di vista molto ampio, un punto di vista panoramico, potremmo dire. Di nuovo, il bisogno di esprimere giudizi, su se stessi o sugli altri, non è più presente.
Ora, quando si tratta di essere di beneficio per gli altri, per esempio nel caso di un bodhisattva, lo scopo della loro vita è quello di guidare gli altri e di essergli di supporto, e per poterlo fare innanzitutto devi essere tu stesso una buona guida. Una parte dell'essere una guida efficace è il rendere le cose chiare per gli altri, il che in un certo senso implica un elemento di giudizio. Nel caso di un bodhisattva, quindi, un po' di giudizio entra in gioco, anche quando c'è la visione pura.
Nessun commento:
Posta un commento