3 marzo 2018

Pazienza, tolleranza, compassione irata


«Poi [tra le azioni di liberazione] c’è la pazienza. Vuol dire anche essere tolleranti. Ha innanzitutto a che vedere con cosa facciamo per evitare di farci prendere dalla rabbia, con il provare a lavorarci e l’avere consapevolezza di quanto la rabbia è distruttiva. Riguarda il cercare di lavorarci in modo da rivoltarla, consapevoli che non ha un fondamento e che non c’è motivo di essere arrabbiati. Come si può essere arrabbiati con gli altri? É in relazione all’essere tolleranti nel senso di comprendere la situazione altrui e non prendere tutto sul personale; di capire che, non importa quali cose negative accadano (indipendentemente se a noi o agli altri), non sono causate da un tipo di cattiveria negli esseri umani, negli altri. Semplicemente non sanno fare di meglio, e saranno loro stessi a ottenere dei problemi dalle loro azioni.
Questo tipo di tolleranza ci mette in grado di accettare sia le cose che succedono sia causa ed effetto. Sappiamo che non è solo colpa degli altri, ma che noi stessi in prima persona siamo la causa di ciò che sta accadendo. Capendolo, certo ci possiamo arrabbiare per un attimo, e naturalmente possiamo anche reagire se qualcuno ci picchia o ci tratta male; ma possiamo prendere al volo la rabbia catturandola, e questo vuol dire che non possiamo odiare nessuno. Semplicemente non c’è alcuna profonda avversione contro gli altri.
Se continuiamo a richiamare alla memoria cose che sono successe in passato, o se capita che davvero non ci piace qualcuno, e gli auguriamo qualcosa di male, dovremmo evitarlo. Non dovremmo augurare a nessuno qualcosa di negativo.
Certo, è grandioso riuscire a evitare del tutto di arrabbiarsi, ma stiamo parlando in particolare della rabbia profonda.
Non riusciamo a smettere di reagire immediatamente, però possiamo imparare a calmarci quando succede qualcosa, e man mano guadagniamo più esperienza nel farlo, spontaneamente diventiamo più gentili con gli altri.
Tutto ciò non significa che non interveniamo per dare un taglio se succede qualcosa di negativo; Ole parla molto di questo argomento. A volte è necessario apparire arrabbiati, fare o dire qualcosa che faccia arrivare il messaggio. Quando accade qualcosa di negativo dobbiamo fermarlo, e può essere fisicamente, per esempio se qualcuno sta per picchiare qualcun altro.
Ci sono anche molte situazioni che richiedono un intervento al fine di troncare e fare qualcosa per prevenire che una situazione negativa prenda piede. Lo si può fare. Senza rabbia permette una maggiore efficacia perché si riesce a farlo nel modo adeguato, senza mescolare i propri sentimenti e l’ego nella questione. Allora si è molto più precisi e molto più efficaci.
Anche questa è un’attività di bodhisattva. La questione non è se abbiamo o meno pazienza; il punto è semplicemente che in alcune circostanze può essere necessario reagire in modo energico e a volte s’intende in modo energico fisicamente. É la rabbia che vogliamo togliere di mezzo.»


Hannah Nydahl
Tratto da View, Meditation and  Action - The Copenhagen Lectures 2001
(è in corso la traduzione del libro in italiano)
Tradotto da M.S.

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