17 aprile 2019

In memoriam – Hannah Nydahl


Oggi Hannah Nydahl avrebbe compiuto 73 anni. La ricordiamo con un passaggio tratto da un'intervista in cui rievocava i primi passi dell'instancabile lavoro svolto con Lama Ole per portare il Buddhismo della Via di Diamante in Occidente. 

Come è successo che hai trascorso così tanto tempo in Asia?

Ole e io siamo andati in Asia per la prima volta negli anni Sessanta, siamo entrati in connessione con il Buddhismo e siamo rimasti lì per qualche anno. All'epoca il Buddhismo tibetano non era affatto presente nei paesi occidentali e quindi il legame con l'Oriente era ancora molto importante. Il mio ruolo è diventato quello di tradurre per i Lama tibetani e di aiutarli a pianificare i loro programmi. Inoltre, per molto tempo Ole e io abbiamo organizzato dei tour di pellegrinaggio in Oriente che si svolgevano ogni anno o due, prendevamo con noi circa cento persone per volta. Questo mi ha messo in stretto contatto con l'Asia. Negli ultimi cinque anni, poi, ho lavorato come traduttrice per gli insegnanti tibetani presso il Kibi (Karmapa International Buddhist Institute) a New Delhi.
Per le persone che oggi intraprendono il percorso buddhista la situazione è molto differente. Puoi diventare buddhista nel tuo paese, imparare e praticare ogni cosa nel tuo paese. Può essere utile per il tuo sviluppo andare in pellegrinaggio e visitare dei luoghi che portano una benedizione speciale come ad esempio Bodhgaya, il posto dove il Buddha ha raggiunto l'illuminazione. Ma non è necessario andare a vivere in Oriente. Io stessa vado in Asia solo quando ho del lavoro da fare lì. 

Come hai imparato il tibetano?

Alla fine degli anni Sessanta, quando abbiamo incontrato il Buddhismo, pochissimi testi erano stati tradotti e pochi insegnanti parlavano in inglese. Abbiamo dovuto imparare il tibetano noi stessi, io ho iniziato imparando l'alfabeto da Tarab Tulku all'università, in Danimarca. Successivamente, mentre ci trovavamo in India, nella regione himalayana, e stavamo facendo la nostra pratica, abbiamo dovuto tradurre noi stessi tutti i testi di meditazione. Quando abbiamo fatto il ngöndro abbiamo iniziato con il testo delle prosternazioni; cercavo quasi ogni parola nel dizionario e lentamente traducevo il testo. È stato così anche con le altre parti del ngöndro. In quel periodo ci trovavamo in un contesto simile a quello di un ritiro e non parlavamo molto con le persone, quindi non avevamo nessuna occasione di praticare il tibetano parlato. Per esercitarci nel parlare dovevamo stare nei campi profughi tibetani e lì nessuno conosceva l'inglese.
In seguito abbiamo invitato i Lama in Europa, e dato che non c'era nessuno che traducesse ho dovuto imparare meglio il tibetano per poter tradurre per loro. È stato un processo naturale. Tradurre è diventato parte del mio ruolo. Ole, invece, si è dedicato all'attività di insegnamento, lui è un insegnante nato ma non è un traduttore nato [Hannah ride]. Se dovesse tradurre lui darebbe un insegnamento tutto suo [continua a ridere]. In questo modo le cose hanno funzionato bene.
Di nuovo, la situazione oggi è parecchio diversa. Ora molti insegnamenti e testi sono stati tradotti e ci sono molti traduttori a disposizione, quindi una persona può praticare il Buddhismo tibetano senza conoscere la lingua tibetano e non avere problemi.  

Come e quando hai deciso di rinunciare al ruolo familiare tradizionale? È successo nei primi tempi del vostro matrimonio?

Quando siamo andati in Asia per la nostra luna di miele e abbiamo incontrato il Buddhismo, siamo rimasti lì diversi anni per imparare e praticare in modo intensivo gli insegnamenti buddhisti. Successivamente siamo stati messi nella posizione di lavorare a tempo pieno per il Dharma. Sua Santità il XVI Karmapa è stato molto preciso nelle istruzioni che ci ha dato: voleva che tornassimo in Europa e lavorassimo per il Dharma. A quei tempi non era possibile coniugare questa attività con una normale vita familiare, si trattava di fare una scelta. La decisione è stata semplice: ci sono abbastanza bambini in questo mondo e quello che noi stavamo facendo in quel periodo era più importante rispetto ad avere dei figli nostri. Oggi la situazione è differente, diventare buddhista non significa cambiare il proprio stile di vita come abbiamo fatto noi. 

Tu e Ole siete stati le persone che hanno effettivamente portato il Buddhismo tibetano in Europa.

È diventata una nostra responsabilità perché allora non c'era alcun tipo di Buddhismo tibetano a disposizione in Europa. Il nostro sviluppo non è stato uno sviluppo tipico, si è trattato di una funzione specifica in un momento specifico. 


Tratto da un'intervista rilasciata a Kagyü Life International nel 1995
Tradotto da C.R.

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