17 aprile 2014

Come possiamo allenare la fase postmeditativa nel Buddhismo Vajrayana? Mantenendo la visione più alta?
 
 
Sì, si tratta di far pratica con la visione più alta. Nella fase postmeditativa, però, dovremmo essere aperti a tutti i livelli. Quando puoi, ti identifichi con il livello più alto. Va benissimo, se sei in grado di farlo. Ma non sempre riesci a mantenere un tale livello. Se potessi farlo, saresti già arrivato alla meta.
Devi vedere in ogni situazione quello che va bene per te. Se funziona essere semplicemente consapevole della situazione e attraverso questa consapevolezza tutti i problemi vengono risolti, non ci sono emozioni di disturbo ed è presente la più alta saggezza, questa è certamente la cosa migliore. Se invece così non hai dei risultati, allora devi provare qualcos'altro. (Hannah ride)
Per esempio, a volte aiuta molto iniziare a ripetere un mantra. In questo modo, infatti, hai immediatamente un filtro che ti permette di non essere totalmente preso. Ti dà in un certo senso un po' di spazio.
Può capitare che tu ti metta in situazioni che davvero non riesci a gestire, e in quel caso devi quantomeno comportarti bene. Magari devi andartene, evitando così di far del male a qualcuno o di dire o fare qualcosa di stupido.  Devi sempre verificare quello che puoi fare.
Naturalmente, mantenere la visione più alta funziona molto bene perché, nel momento in cui prendi questa abitudine, molte difficoltà sono semplicemente fuori gioco. Non possono rimanere perché non c'è nessuna base e nessun riferimento per loro. Questo, però, è qualcosa con cui devi lavorare.
Sviluppare consapevolmente la compassione è di grande valore, ed è davvero importante iniziare la giornata ricordandolo. Non deve prendere molto tempo; si tratta, solo per un momento, di essere consapevoli di quanti esseri ci siano e di esprimere sinceramente l'auspicio che tutti si liberino dalla sofferenza. Cambia davvero tanto fare l'auspicio che qualsiasi cosa tu faccia possa essere in qualche modo di beneficio per gli altri. A quel punto puoi iniziare la tua routine quotidiana, e qualunque cosa tu faccia in quelle ventiquattrore non sarà completamente sprecata. Anche se hai una giornataccia, quell'auspicio ti farà da guida e ti darà un po' di beneficio. Comincia la giornata con l'atteggiamento giusto e poi mantieni quanta più consapevolezza ti è possibile. Sii consapevole della tua mente ed evita con consapevolezza di cadere sempre nelle tue abitudini.
 
 
A volte passiamo dei periodi veramente difficili e non riusciamo proprio a rendere le cose più facili. Quando siamo davvero giù, la meditazione "del dare e del prendere" (tib. Tonglen) è di grande aiuto. Ti permette di non rimanere impantanato nel tuo piccolo mondo, facendoti invece vedere come tu non
sia il solo ad avere quel problema.  Ci sono miliardi di esseri che vivono quelle stesse difficoltà, e persino peggiori delle tue. Così, fai l'auspicio che qualsiasi cosa tu stia attraversando possa quantomeno servire allo scopo che chiunque altro se ne liberi. In questo modo tu trasformi il tuo problema: non si tratta più della tua piccola cosa, della tua sofferenza.
Va bene lavorare su molti livelli diversi. La cosa importante, però, è mettersi a lavorare e non aspettare troppo tempo. Può facilmente succedere che temporeggiamo troppo prima di diventare consapevoli che c'è qualcosa da fare, e a quel punto farlo diventa più difficile.
 
 
Hannah Nydahl - Meditation, Mahamudra, Post-Meditation; Buddhism Today 29 Spring/Summer 2012
Tradotto da C.R.

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