«Alcuni miei amici avevano organizzato un incontro tra due illustri insegnanti buddhisti, che si sarebbe tenuto a casa di un professore di psicologia dell'Università di Harvard. I maestri, che si trovavano in visita negli Stati Uniti, provenivano da due tradizioni buddhiste nettamente differenti; non si erano mai incontrati e, di fatto, negli ultimi mille anni le loro tradizioni avevano avuto pochissimi contatti. Prima che i mondi del Buddhismo e della psicologia occidentale potessero entrare in relazione, i diversi filoni del Buddhismo avrebbero dovuto rapportarsi gli uni con gli altri. Noi saremmo stati testimoni del primo dialogo di questo tipo.
Gli insegnanti – il settantenne Kalu Rinpoche, tibetano, un veterano che aveva trascorso anni in ritiro in solitudine, e Seung Sahn, il primo maestro Zen coreano a insegnare negli Stati Uniti – avrebbero messo alla prova la loro rispettiva comprensione degli insegnamenti del Buddha, a beneficio degli studiosi occidentali presenti. Si sarebbe trattato di una forma elevata di quello che era conosciuto come "combattimento di Dharma", lo scontro di grandi menti perfezionate da anni di studio e di meditazione. Attendevamo l'evento con tutta l'aspettativa che un tale storico incontro meritava.
I due monaci entrarono con tonache svolazzanti (marrone e gialla quella del tibetano; austera, grigia e nera quella del coreano), accompagnati da un seguito di monaci e traduttori più giovani con le teste rasate. Si sistemarono su dei cuscini nella nota posizione a gambe incrociate, e il moderatore indicò chiaramente che a cominciare sarebbe stato il maestro Zen, più giovane. Il Lama tibetano stava seduto, immobile, sgranando un rosario (mala) di legno con una mano e mormorando sottovoce "OM MANI PADME HUM" ininterrottamente.
Seung Sahn stava già acquisendo una certa notorietà per il suo metodo che consisteva nello scagliare domande contro gli studenti fino a costringerli ad ammettere la loro ignoranza; a quel punto urlava loro: "Mantenete questa mente-non-so!"
Il maestro coreano affondò una mano nella tonaca e tirò fuori un'arancia. "Che cos'è questa?", chiese all'insegnante tibetano. Era una tipica domanda di apertura, e potevamo sentire come Seung Sahn fosse pronto a gettarsi con impeto contro qualsiasi risposta gli venisse data.
Kalu Rinpoche rimase seduto in silenzio, sgranando la sua mala, e non accennò a rispondere.
"Che cos'è questa?", insistette il maestro Zen, ficcando la mela sotto il naso del Lama.
Il maestro coreano affondò una mano nella tonaca e tirò fuori un'arancia. "Che cos'è questa?", chiese all'insegnante tibetano. Era una tipica domanda di apertura, e potevamo sentire come Seung Sahn fosse pronto a gettarsi con impeto contro qualsiasi risposta gli venisse data.
Kalu Rinpoche rimase seduto in silenzio, sgranando la sua mala, e non accennò a rispondere.
"Che cos'è questa?", insistette il maestro Zen, ficcando la mela sotto il naso del Lama.
Kalu Rinpoche, molto lentamente, si piegò verso il monaco tibetano che gli stava vicino e che faceva da traduttore; i due parlottarono bisbigliando per qualche minuto.
Alla fine, il traduttore si rivolse agli astanti: "Rinpoche dice: 'Ma che problema ha? Non hanno arance nel posto da cui viene?'"
Alla fine, il traduttore si rivolse agli astanti: "Rinpoche dice: 'Ma che problema ha? Non hanno arance nel posto da cui viene?'"
Il dialogo non proseguì oltre.»
Tratto da Mark Epstein - Thoughts Without a Thinker
Tradotto da C.R.
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