25 gennaio 2011

Sul Karma, la legge di causa ed effetto:

"Stiamo seduti su dei cactus che noi stessi abbiamo piantato. Che ci piaccia o no, il principio di causa ed effetto non funziona solo per gli altri, ma anche per noi. A causa della nostra ignoranza siamo noi stessi a metterci in situazioni difficili e perciò possiamo anche liberarcene grazie alla nostra forza."

Lama Ole - Della mente e della sua ricchezza



21 gennaio 2011

Milarepa e i metafisici

La fama di Milarepa, il santissimo yogi cantore, era tale da oscurare gli ordini monastici. Molti monaci gettarono l’abito per seguire la via degli yogi della tradizione di Marpa. Anche i laici trascurarono i monasteri, preferendo ascoltare gli insegnamenti dello stravagante asceta o dei suoi discepoli e dedicare le offerte soltanto a loro.
Alcuni abati di svariati ordini, riuniti in consiglio, decisero di inviare presso di lui due geshe, monaci tra i più eruditi ed abili nella dialettica, per organizzare una tenzone dottrinale. Speravano in tal modo di ridicolizzare davanti ai suoi fedeli l’asceta dai capelli lunghi e dalla pelle verde come l’ortica.
I metafisici interpellarono Milarepa, chiedendogli la sua definizione del Dharma.
Lo yogi poeta rispose improvvisando un canto:

Avendo fatto del mio corpo il mio monastero,
ho scordato le tenzoni dei monaci ipocriti.
Avendo adottato lo spirito senza la lettera,
ho trascurato di analizzare le parole della dottrina.

I sapienti monaci replicarono: “Con i tuoi giochi di parole e le tue abili rime riuscirai anche a ingannare gli ignoranti: noi invece vogliamo una discussione basata sui sacri testi. Rispondi con chiarezza riferendoti agli scritti canonici. Interrogaci, e noi ti spiegheremo come fare.”
Milarepa chiese: “Qual è la natura dello spazio?”
“Nel Dhiganikaya sta scritto: «Vuoto è lo spazio! Per colui che penetra e permane nella sfera dell’infinità spaziale, la coscienza delle forme che possedeva precedentemente svanisce, e sorge in lui la beatissima coscienza sottile che niente esiste tranne l’infinità spaziale.»”
Grazie ai poteri della sua concentrazione, il santo yogi condensò lo spazio attorno ai monaci, poi chiese loro di muoversi. Nessuno riuscì a fare un passo né a muovere il dito mignolo.
Milarepa scoppiò a ridere e disse: “Perché non potete muovervi nel vuoto? Ma ditemi: questa roccia è vuota o piena?”
“Nella realtà assoluta essa è vuota, come tutti i fenomeni, ma nella realtà relativa è piena. Nel sutra sull’essenza della Prajnaparamita il Buddha ha detto: «Il Vuoto è la forma, e la forma è il Vuoto. Non esiste Vuoto presso la forma, non esiste forma presso il Vuoto. Così è per tutti gli elementi che costituiscono la persona, così è per tutte le cose.»”
L’asceta scosse la criniera bianca come la neve e dichiarò: “Per me, la vostra mente è piena di inutile ciarpame. Temo vi siate smarriti nel labirinto della cittadella delle parole e che non siate altro che pappagalli saccenti. Non esiste altro di vero all’infuori della pratica: seguitemi, e vediamo se capite le parole che ripetete.”
E lo yogi dalla folle capigliatura prese per mano i due monaci che indossavano il cappello degli eruditi. Tirandoseli dietro come due bambini, si diresse verso la roccia e l’attraversò come se fosse un velo di fumo.
I due geshe sbatterono il naso sulla realtà relativa della parete rocciosa, e scapparono via tra le risate della folla.

Pascal Fauliot - Racconti dei saggi del Tibet

14 gennaio 2011

 "Ogni analisi che noi facciamo del mondo esterno e di quello interiore ci riconduce alla mente. Solo la mente esiste in modo reale e duraturo, ma non come una cosa: ciò che percepisce e sperimenta è per sua natura immutabile e atemporale, come lo spazio, mentre gli stati interiori e il mondo esterno, cioè gli oggetti della percezione, sono mutevoli. Solo ciò che percepisce è sempre e ovunque"

Lama Ole - Il grande sigillo


Il III Karmapa, Rangjung Dorje (1284-1339)
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