31 ottobre 2015

Una mente stabile

 
«Un beneficio fondamentale di cui fa esperienza chi pratica la meditazione è il miglioramento immediato delle condizioni della vita quotidiana. La pratica meditativa porta a sviluppare una mente più calma, più tranquilla, più a suo agio, ed essendo la mente più rilassata gli eventi che solitamente ci disturbano sembrano assumere meno importanza, e smettiamo di prenderli così sul serio. Allo stesso modo, attraverso la meditazione la mente impara per gradi a essere indipendente dalle condizioni e circostanze esterne; questa mente su cui le condizioni esteriori non hanno effetto riesce pertanto a scoprire la sua stessa stabilità e tranquillità. Una mente stabile, che non viene disturbata, porta a sperimentare meno sofferenza nelle nostre vite.»
 
 
XIV Kunzig Shamar Rinpoche Mipham Chokyi Lodro (1952-2014)
Tratto da Boundless Awakening: The Heart of Buddhist Meditation
Tradotto da C.R.

27 ottobre 2015

Acquisire comprensione

 
 
 
L'obiettivo di chi pratica il Buddhismo è acquisire comprensione. Un buddhista che abbia capito questo non farà niente di anormale in nessuna società, e inoltre sarà in grado di funzionare bene e anche meglio all'interno di una società. Essere comprensivi, infatti, è ciò di cui abbiamo bisogno nella nostra vita quotidiana perché, quando c'è mancanza di comprensione, le società sono divise, le comunità sono divise, le famiglie sono divise, gli amici sono divisi. Pertanto, tutto sta davvero nella comprensione.
 
 
XVII Karmapa Trinley Thaye Dorje
Tradotto da C.R.

24 ottobre 2015

Compassione: azione consapevole che si raggiunge attraverso la meditazione quotidiana

 
 
 
«Il segreto è non fare della compassione una cosa, bensì agire partendo dall'esperienza della totalità. Chi sperimenta la distanza più piccola possibile tra soggetto, oggetto e azione, e utilizza caso per caso gli strumenti adatti alla situazione non sbaglia. Tutto il resto genera solo imbarazzo. I consigli generali, che qui si possono dare, sono i seguenti: verso l'esterno si agisce in modo tale che per un lungo periodo non arrechi alcun danno agli esseri, portando, invece, il massimo beneficio a tutti; sul piano interiore si cerca di trovare un giusto equilibrio tra compassione e saggezza. A livello segreto ci si sofferma nell'esperienza dell'inseparabilità di spazio e gioia, si sperimenta la natura buddhica degli esseri e la fondamentale verità e freschezza di tutti gli avvenimenti.»
 
 
Lama Ole Nydahl
Tratto da Il Grande Sigillo
 

15 ottobre 2015

La semplicità del Buddhismo... e una mente complicata

 
 
 
«L'essenza degli insegnamenti, a mio avviso, in realtà è estremamente semplice, e il motivo per cui l'autentica profondità del Buddhismo in qualche modo è difficile da comprendere sta nel fatto che è davvero elementare. Il reale significato del Buddhismo non è molto complicato in quanto misterioso e arduo da spiegare, non si tratta affatto di questo. Piuttosto, è complesso perché è così facile, troppo facile da comunicare alla nostra mente complicata. Questo è il punto: la nostra mente, in generale, non è per niente complessa, e invece è molto semplice, molto chiara; nella sua natura non esiste alcun genere di speranza o paura, né di fatto qualcos'altro. Osservando un bambino ai primi passi, possiamo renderci conto di come il suo modo di vedere lo stesso mondo che vediamo noi sia del tutto elementare; in quella fase della vita dentro di lui non è presente quasi nessuna delle nostre paure e speranze. Ovviamente, crescendo impara i nostri modi complicati e rende le cose sempre più difficili. E ora, quando cerchiamo di cogliere qualcosa di semplicissimo, siamo così abituati a rapportarci alle cose in modo assai complesso che diciamo a noi stessi: "Deve per forza essere complicato!". Crediamo pertanto che debba esserci un qualche aspetto che non vediamo, e utilizziamo qualsiasi mezzo disponibile per trovare questo elemento misterioso. Tuttavia, dato che non si tratta di qualcosa di difficile, non lo troveremo: fin dall'inizio, infatti, non c'è mai stato niente di complicato. Il risultato è che in qualche modo confermiamo il nostro dubbio, pensando che debba esserci davvero un qualche aspetto oscuro. Visto che non troviamo niente, inventiamo qualcosa, un'etichetta, da applicare sopra tale perplessità, e questo rende le cose estremamente difficili.
 
E così, ora che ci sono tutti questi differenti aspetti del percorso, ora che abbiamo tutti questi elenchi e sintesi - i cinque skandha (i cinque aggregati), le quattro nobili verità, etc. -, e i nostri rituali, e ciascun pizzico di questo e quello... Tutto ciò avvalora i nostri dubbi sul fatto che il Buddhismo sia complicato! In questo modo rischiamo di smarrire la nostra via e interpretare erroneamente il percorso fino al punto di farlo diventare molto individuale. Questo non aiuta nessuno, e in tale processo finiamo per confondere noi stessi e anche gli altri.
 
Dopo un po' di tempo, abbiamo bisogno di tornare alla realtà; ne risulta che torniamo al punto di partenza, e ci sembra che sia molto più autentico di qualsiasi altra cosa. Si tratta di un tipo di scenario che certamente è molto possibile. Corriamo il rischio di perdere questo prezioso percorso e questo prezioso insegnamento che è ancora a nostra disposizione.
 
Fondamentalmente, è quasi inverosimile. La ragione per cui il Buddhismo è semplice è il fatto che indica continuamente lo sviluppo di compassione e saggezza. Nient'altro, tutto qua. Tuttavia, per la nostra mente complicata sentire solamente questo in un certo senso non è abbastanza, ci sembra troppo comune, troppo sopravvalutato; diciamo quindi a noi stessi che deve esserci qualcos'altro, qualcosa in più. In realtà, però, non credo sia così, penso che compassione e saggezza siano davvero tutto ciò intorno a cui il percorso verte. Sia che trascorriamo molti anni a praticare, o molti anni in meditazione, alla fine l'obiettivo principale è coltivare, acquisire, e preservare questi due aspetti.
 
Ora, se esiste qualcosa di difficile, se esiste una sfida, ha più a che fare con l'assicurarsi di non perdere di vista la semplicità del Buddhismo, ed è dunque questo quello che dobbiamo comprendere e poi trasmettere agli altri. Spero enormemente che ognuno di voi sarà in grado di conseguirlo.»
 
 
XVII Karmapa Trinley Thaye Dorje
Tratto da un insegnamento tenuto in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico del Kibi, 12 settembre 2015
Tradotto da C.R.

10 ottobre 2015

Religione, etica: intervista a Marino Golinelli

 
Vorremmo condividere con voi un'intervista a Marino Golinelli, fondatore di un'importante azienda farmaceutica italiana e molto attivo anche sul fronte della cultura e dell'educazione. L'intervista è stata rilasciata a La Stampa in occasione dell'inaugurazione dell'Opificio Golinelli, un vero e proprio laboratorio pensato per fornire ai giovani strumenti conoscitivi e formativi. L'abbiamo trovata di grande ispirazione.
 
 
Trovate l'intervista a questo link:
 
 
Ecco alcuni estratti:
 
È religioso? 
«Sono un evoluzionista, penso finiremo per essere pietra. Ma questo aumenta la nostra responsabilità di lasciare come testamento qualcosa per gli altri. La creatività è in tutti, va liberata e fatta crescere attraverso la preparazione. Quel che noi lasciamo segnerà l’evoluzione culturale. Ripeto: ho fiducia nell’uomo».
 
Cosa dice ai ragazzi che incontra per motivarli? 
«Spesso scambiamo gli agi per diritti, scordiamo le responsabilità verso gli altri. Il mio modo per spronarli è stato far nascere tutto questo. Bisogna insegnare loro la passione, si tratti di correre in bici o di fare impresa. Abituarli a cercare la propria luce».
 
La religione è una presenza continua. 
«Non la religione, l’etica. Le religioni sono necessarie perché ancora la cultura non basta a far capire a un uomo di non aver paura della morte. Si parla così poco della morte, non la insegnano neppure agli studenti di medicina. E come possono curare bene i malati?»
 
Ha paura della morte? 
«Un po’ sì, ma cerco di rimediare con un dovere: pensare a quel che lascio ai giovani. La formazione, la cultura.»


Vi segnaliamo anche l'intervento di Golinelli alla trasmissione radiofonica Focus economia di Radio 24, il 9 ottobre 2015.
Trovate il podcast a questo link.


M.S., C.R.



8 ottobre 2015

Bodh Gaya, India: confermate le date del Kagyu Monlam 2015

 
 
 
Sua Santità il XVII Gyalwa Karmapa Trinley Thaye Dorje presiederà l'annuale Kagyu Monlam 2015 dal 15 al 21 dicembre. Come massima autorità del lignaggio Karma Kagyu, il Karmapa guiderà le cerimonie, assistito da altri importanti Lama della scuola Karma Kagyu e di altre scuole Kagyu.
 
Studenti monaci e laici provenienti dall'India e da tutto il mondo si raduneranno a Bodh Gaya - il luogo in cui il Buddha ha raggiunto l'illuminazione - per una settimana di insegnamenti, meditazioni, e preghiere.
 
 
Tradotto da C.R.
 
Clicca qui per il programma del Kagyu Monlam 2015
A questo link una breve spiegazione relativa al Kagyu Monlam

5 ottobre 2015

Dalla Russia con motivazione - Il Big Moskovsky è nostro!


Dopo tante odissee, ecco finalmente che il sogno dei nostri amici russi, e di tutti noi, si avvera e apre una nuova fase per il Buddhismo della Via di Diamante:


Friends around the World! This week we received the certificate of ownership! New BigMoskovsky is ours now! Please celebrate! 1117 square meters of a building, more than 2700 sq.m. of land, plus two small houses (garage and gatehouse) - for Karma Kagyu Buddhism!
May other centers get it faster and easier
3 minutes walk from Metro, 5 minutes from 3 important railway stations, 30 minutes to the Red Square
 


«1117 mq (edificio principale), 2700 mq circa (terreno circostante), due edifici minori (garage e portineria).
3 minuti a piedi dalla metropolitana, 5 minuti da tre importanti stazioni ferroviarie, 30 minuti dalla Piazza Rossa.»


M.S.
Fonte: https://www.facebook.com/bigmos.ru

Ira funesta!

 
 «E' un comportamento davvero fastidioso e fa la sua apparizione quando l'ego vuole proteggersi: l'avversione, la rabbia e l'odio provengono infatti dallo sforzo di allontanare da noi le cose sgradevoli.
Molte persone, sicuramente non le più felici, sono velocissime nel distinguere con precisione quanto non piace loro e guardano più agli errori e ai difetti del mondo che non alla sua ricchezza e possibilità.
Violenza e ira sono segni di vulnerabilità, di disillusione, di paura, non certo di forza. Solo i vili sono brutali. Tanti prendono di mira chi è in minoranza o aggrediscono la persona isolata. Ma chi è coraggioso rischia da solo e cerca di arrecare il minor danno possibile quando è attaccato, a volte perfino con un intento educativo. A causa dell'odio o della vendetta ci sono anche donne e uomini che vengono torturati con freddezza, che vengono brutalmente picchiati o addirittura ammazzati. In momenti come questi dalla mente di chi agisce scompare anche la minima traccia d'amore. Dal punto di vista del karma le impressioni prodotte da un'azione del genere sono le più difficili: è un'emozione talmente poco controllabile che arreca il danno peggiore.
Non è mai furbo parlare o agire in preda a un attacco d'ira rovente.»
 
 
Lama Ole Nydahl
Tratto da Il Buddha e l'Amore

1 ottobre 2015

Fare offerte ai buddha

 
 
 
«Gli oggetti che offriamo - fiori, ghirlande, stupendi parasoli, bellissimi strumenti musicali come i cembali, incenso profumato, e così via - rappresentano gli oggetti e le sostanze più preziosi che consumiamo o usiamo nelle nostre vite. L'importanza di donare tutti questi oggetti ai buddha non sta nel fatto che i buddha ne abbiano bisogno o li richiedano, ma piuttosto nel fatto che dobbiamo praticare il non attaccamento nei confronti di questi oggetti. Li offriamo per purificare l'attaccamento alle nostre proprietà.»
 
 
XIV Kunzig Shamar Rinpoche Mipham Chokyi Lodro (1952-2014)
Tratto da The King of Prayers: A Commentary on The Noble King of Prayers of Excellent Conduct
Tradotto da C.R.