29 novembre 2013

Sua Santità il XVII Karmapa Trinlay Thaye Dorje risponde alle vostre domande - parte III


Sua Santità, mia madre sta morendo di cancro. Che cosa posso dirle? Come posso aiutarla?

Quando qualcuno si trova in una condizione di questo genere - che si tratti del cancro o di qualunque altra forma di malattia - in queste situazioni di difficoltà, credo che ci sia una sola cosa che possiamo dare. In realtà, lo possiamo fare non solo nei momenti difficili, ma anche quando apparentemente le cose vanno bene. Cos'è questa cosa che possiamo dare? Sono le nostre innumerevoli qualità interiori.

In un caso come questo, offrire un supporto emotivo è qualcosa di inestimabile. E' la cosa migliore - non c'è nulla che abbia un maggior valore. In una simile situazione, qualsiasi cosa fantastica che possiamo dare in senso materiale non sarà di alcun aiuto. In una simile situazione potere, fama, ricchezza materiale non contano - invece, quel semplice gesto di sostegno emotivo può fare tanto. E' tutto. Questo è particolarmente vero quando viene da qualcuno che si conosce, poiché da parte di chi lo riceve è più facile accettarlo.

Può accadere, naturalmente, che sia un estraneo a dare quel tipo di supporto, e anche questo reca beneficio. Ad ogni modo, nel caso della persona che pone la domanda, penso che la cosa migliore che tu possa offrire siano il tempo e l'energia per dare un sostegno emotivo. Anche se è molto difficile, può essere d' aiuto da parte tua mostrare ed esprimere davanti al paziente che tu stai bene; che sei forte e che sei sicuro - sicuro che tutto andrà per il meglio -  e poi chiaramente manifestarlo anche attraverso parole e gesti fisici.

E credo poi che ci siano alcune circostanze in cui il malato può guarire. Anche se questo non accade, però, quantomeno potrà passare attraverso quel viaggio in modo molto più sereno.

Sì, queste sono le cose che il dharma del Buddha può sempre dare. 

 
Tradotto da C.R.

 

 

25 novembre 2013

Scoperto in Nepal il più antico luogo sacro buddhista; la data di nascita del Buddha potrebbe essere retrodatata al VI secolo A.C.




Vi segnaliamo un paio di link relativi alla recente scoperta a Lumbini, in Nepal, di quella che potrebbe essere la più antica struttura connessa agli insegnamenti e alla vita  del Buddha. Secondo gli archeologi, questo ritrovamento potrebbe spostare la data di nascita del Buddha al VI secolo A.C.

 

 
A.P. e C.R.

23 novembre 2013

Sua Santità il XVII Karmapa Trinlay Thaye Dorje risponde alle vostre domande - parte II

• Trovare un equilibrio: comprendere l'impermanenza è una parte importante nello sviluppo della motivazione per praticare.  D'altra parte, le persone laiche in genere sono ancora molto prese dal lavoro e dalla famiglia, e il tempo che rimane per lo studio del dharma, per la riflessione interiore e per la meditazione diventa poco. Dovremmo deliberatamente cercare di limitare il tempo che dedichiamo al lavoro, trovando un impiego meno febbrile, e cercare di non sposarci (il matrimonio, infatti, incrementa gli impegni familiari), così da avere effettivamente del tempo per meditare? Penso che la pratica sia molto importante; se sopravviviamo al nostro prossimo respiro, tuttavia, il pane e il burro, la famiglia e gli amici sono anch'essi importanti. Al giorno d'oggi è impossibile essere come Milarepa ed essere così estremi da vivere cibandosi di sole ortiche. Qual è il tuo consiglio per noi laici relativamente al modo in cui bilanciare la pratica e le nostre vite ordinarie?



Innanzitutto, dobbiamo essere consapevoli del valore della pratica, e credo che la persona che pone questa domanda sembri comprendere tale importanza.

Per gli altri, affinché possano decidere come mettere in equilibrio tali cose, e anche per capire le risposte,  penso che sia essenziale riconoscere l'importanza del dharma del Buddha.

Essere consapevoli di tale valore è profondamente legato al riconoscimento dell'importanza delle altre persone e della connessione con esse. In questo caso, la domanda verte sulla famiglia - un aspetto che è direttamente collegato agli insegnamenti del Buddha. In un certo senso, quindi, l'idea di separare il tempo da dedicare alla famiglia e il tempo da dedicare alla pratica è un po' più complicata di quanto sembri a prima vista.

Perciò, per prima cosa dobbiamo comprendere sul serio il valore e il significato del dharma del Buddha. Il passo successivo è di domandare a noi stessi quanto segue: "Che cosa posso fare, in base a dove mi trovo proprio ora, secondo le mie condizioni individuali e il mio tempo?"

Questa domanda ha interamente a che fare con la gestione del  nostro tempo, quindi di nuovo possiamo chiedere a noi stessi: "Che cosa riesco a fare?". Naturalmente, dobbiamo considerare questa questione in modo davvero realistico, dal punto di vista di ciò che è possibile fare, e anche dal punto di vista di cosa è necessario e di cosa è superfluo. Possono esserci molte cose a cui dedichiamo il nostro tempo che sono del tutto superflue, e credo che a quel punto dobbiamo trovare il coraggio di riuscire in qualche modo a liberarci - gradualmente, piano piano - di queste attività non necessarie.

Queste potrebbero cambiare da una persona all'altra. Per alcuni, forse, la pittura è utile, è un modo per essere in qualche maniera di beneficio per sé e per gli altri; per altre persone, invece, dipingere potrebbe essere un' assoluta distrazione. Dobbiamo valutare di conseguenza. Quello che ci viene richiesto è di esaminare con onestà ciò che possiamo fare, ciò che riusciamo a fare, e ciò che è necessario e porta beneficio.

Perciò, ritengo che se riflettiamo su questi aspetti possiamo respingere questa idea secondo cui non c'è abbastanza tempo. Davvero, semplicemente passando attraverso queste domande, stiamo di fatto producendo del tempo - stiamo già facendo dei progressi. Quantomeno sviluppiamo una comprensione più profonda della nostra situazione.

Una volta che abbiamo esaurito queste domande, allora credo che ci rimanga l'ultimo passo: esso consiste nell'organizzare la nostra vita, così da essere in grado di fare tutto ciò che è necessario e utile. Nello specifico, dobbiamo creare del tempo per meditare; dobbiamo creare del tempo per gli altri; dobbiamo fare ogni cosa, e in qualche modo rendere il tutto abbastanza bilanciato ed equo. E' difficile trovare un tale equilibrio, ma è importante pianificare la nostra vita in questo modo. E' anche fondamentale ricordarci che il dharma buddhista tocca ogni aspetto della nostra vita e delle nostre esperienze e le nostre connessioni con gli altri, e che quindi in un certo senso ogni momento è anche un'opportunità per praticare e per trovare un equilibrio.
 
 
Tradotto da C.R.


20 novembre 2013

 
«Per essere in grado di vedere che tutto è espressione d'amore e di perfetta saggezza automanifestatasi dobbiamo solo ripulirci gli occhi dalla polvere; riconoscere che il potenziale illimitato della mente sta giocando qui ed ora tanto quanto ovunque e sempre. Solo questa intuizione ci garantirà una felicità vera, assoluta e duratura, e le meditazioni buddhiste puntano direttamente a tale esperienza.»
 
 
Lama Ole Nydahl - La felicità; in Forma e vacuità. Buddhismo e scienza

15 novembre 2013


«La nostra esperienza della mente, in questo momento, è velata dall’ignoranza, ma fortunatamente questa ignoranza non è intrinseca alla mente. La natura della mente non è l’ignoranza, è invece la saggezza  ad esserne sua qualità innata. Se la mente fosse fondamentalmente ignorante liberarsi  dall’ignoranza sarebbe impossibile.

Per come stanno le cose persino questa mente velata dall’ignoranza quando messa al lavoro perché cerchi  di riflettere su se stessa conclude che di fatto non c’è alcunché al quale aggrapparsi in quanto esistente.

E’ a quel punto che l’ignoranza fondamentale si dissolve con naturalezza e spontaneamente. E’ il risveglio. Proprio come le nuvole in cielo appaiono e scompaiono senza dover essere raggruppate e immagazzinate da qualche parte, e proprio come le nuvole non cambiano mai la natura intrinsecamente limpida del cielo, allo stesso modo l’ignoranza non ha bisogno di essere radunata e rimossa e persino quando è presente non intacca la natura della mente.

Un altro esempio utile è l’oscurità. Che cos’è l’oscurità? Di fatto totalmente priva di sostanza, è la mera esperienza della luce che non raggiunge l’occhio. La luce si manifesta al fine di disperdere l’oscurità, ma in realtà non c’è niente da disperdere. L’innata saggezza della mente fa in modo che l’ignoranza scompaia  tanto naturalmente quanto  la luce fa in modo che l’occhio veda».
 
 
Shamar Rinpoche - The Path to Awakening
Tradotto da M.S.

11 novembre 2013

Lettera di S.S. il XVII Karmapa Trinley Thaye Dorje sul tifone nelle Filippine


 
 
 
New Delhi, 10 Novembre 2013

Al popolo filippino,

Mi rattrista venire a conoscenza della grande sofferenza e delle perdite di vita causate dal tifone. Come essere umano, e come seguace del Buddha, esprimo le mie più profonde condoglianze per la perdita dei vostri cari e i miei sinceri auspici per tutti voi. Abbiate coraggio, so che avete una forza grandiosa.

Cari amici del dharma in tutto il mondo, vi chiedo di offrire le vostre preghiere e la vostra pratica per le persone delle Filippine. Per favore recitate le sei sillabe di Chenresig e offrite qualsiasi altro sostegno che potete dare.

Con le mie preghiere dal profondo del cuore.


Thaye Dorje
 
 
Tradotto da M.S.

6 novembre 2013

Sua Santità il XVII Karmapa Trinlay Thaye Dorje risponde alle vostre domande - parte I

Nelle scorse settimane, S.S. il XVII Karmapa Trinley Thaye Dorje ha chiesto ai suoi studenti che lo seguono su Facebook di inviargli domande sugli insegnamenti del Buddha o su qualsiasi altro argomento. Alcuni di questi quesiti sono stati selezionati e sottoposti a Karmapa nel corso di un evento tenutosi domenica 27 ottobre presso il KIBI (Karmapa International Buddhist Institute), e le risposte sono state pubblicate su Facebook.
 

• Dobbiamo esercitarci nella nostra pratica spirituale solamente sotto la guida appropriata che ci offre un insegnante, o possiamo iniziare per conto nostro se abbiamo fiducia in ciò che facciamo?

• Se l'origine di ogni conoscenza è il conoscere se stessi e abbiamo tutte le risposte all'interno di noi stessi, perché è così importante avere un insegnante spirituale?
 

Noi tutti abbiamo delle qualità innate e inerenti. Da un punto di vista buddhista, questo non equivale a dire che siamo già illuminati, ma significa che il seme del potenziale è già piantato dentro ciascuno di noi, che è presente in modo intrinseco.

Tuttavia, metterci seriamente a sedere dicendo a noi stessi cose come: "Io sono intrinsecamente puro e decente" può essere difficile, sebbene possiamo rapportarci a queste verità in quei momenti in cui non siamo affetti da emozioni. Se però facciamo fatica ad accettare queste verità, quando siamo in crisi e dubitiamo di noi stessi, questo è un chiaro segno del fatto che abbiamo davvero bisogno di qualcuno che ci faccia da guida, qualcuno che ci dia un'indicazione, qualcuno che ci spieghi di che cosa si tratta e che le cose stanno proprio così.
Per quanto riguarda la domanda in merito alla necessità o meno di avere un insegnante, direi che non dobbiamo andare in capo al mondo per trovare una risposta effettiva, perché credo che essa sia proprio qui, proprio ora. Possiamo semplicemente chiedere a noi stessi, individualmente: "Ho veramente il potenziale o no?", "Capisco davvero la verità?". Oppure possiamo cambiare i termini della questione, dicendo: "Conosco la natura della mente?", "Conosco l'universo e i fenomeni?", e così via.

E' per questa ragione che potremmo avere bisogno di una guida appropriata. E poi, naturalmente, saltano fuori molte domande, per esempio: "Come posso trovare una guida autentica?" e "Come faccio a sapere che quella è la via giusta?", etc. Penso però che a questo proposito sia importante concentrarsi sulle qualità fondamentali degli insegnanti o guide, e usare anche le nostre stesse qualità basilari per valutare con un buon grado di chiarezza, cioè senza emozioni. Quindi, che si tratti di un insegnante Theravada o di uno Mahayana, ci sono degli standard certi o delle qualità essenziali indiscutibili di cui lui o lei hanno bisogno per poterci fare da guida.
 
 
Tradotto da C.R.