27 marzo 2011

“La cosa più importante è riconoscere la vacuità di tutte le cose, e quindi che non esiste niente di duraturo. Tutto ha origine da determinate condizioni, cambia con queste e scompare nuovamente. Non solo il modo in cui facciamo esperienza, ma anche l’esperienza stessa dipende dalla nostra mente. Il riconoscimento della vacuità di tutte le cose può essere inteso in un modo giusto e in un modo sbagliato: è sbagliato se la vacuità ci appare come il “nulla” o un “buco nero”, mentre si ha la giusta comprensione se c’è una sensazione di libertà e di spazio illimitato”

Lama Ole - Ngöndro. Le Quattro Pratiche Fondamentali del Buddhismo Tibetano


23 marzo 2011

Gampopa (1079-1135)

Originario di Nyal, nel Tibet orientale, Gampopa era figlio di un dottore, e dottore egli stesso. Si sposò intorno ai vent’anni, ed ebbe due figli. Alcuni anni dopo una malattia epidemica causò la morte di entrambi i figli, nonostante le sue capacità. Sua moglie, che aveva contratto la stessa malattia e similmente non rispondeva alle sue cure, lo pregò di non risposarsi nel momento in cui sarebbe morta, ma di diventare monaco.
Ci si potrebbe interrogare sulle ragioni della donna: tuttavia, all’età di ventisei anni, Gampopa divenne novizio nell’ambito della tradizione Kadampa. Si impegnò, lavorando con molti insegnanti, e ottenne un alto grado di conoscenza prima di, all’età di trentadue anni, sentir parlare di Milarepa. Provando un impeto di devozione nel sentire questi racconti, e comprendendo che costui doveva essere il suo vero insegnante, si lanciò in una estenuante ma infine riuscita ricerca per trovarlo.
Milarepa affidò a Gampopa, scrittore di talento, di grande intuizione, la trasmissione completa del lignaggio Kagyu, ed egli fu l’unico dei suoi studenti ad avere un tale onore. In seguito Gampopa lasciò l’insegnante per andare in ritiro a Dagpo, nel Tibet sud-orientale, dove fondò il monastero di Daglha Gampo, in cui attirò molti studenti. Quattro di questi avrebbero messo le basi dei quattro rami Kagyu “maggiori”. Otto rami “minori” sarebbero apparsi in seguito. Uno dei quattro, Dusum Khyenpa, fu il successivo detentore del lignaggio Kagyu e il primo Karmapa.
Tradotto da C.R.

20 marzo 2011




"Alcune persone pensano che è molto difficile ricevere questi insegnamenti, oppure pensano che nonostante li abbiano ricevuti questi siano estremamente difficili e che ci sia bisogno di un tempo incredibilmente lungo per realizzarli. Forse è vero. Per esempio, dato che è difficile ottenere ciò che si vuole in questo mondo, allo stesso modo non è facile conseguire il profondo insegnamento segreto del buddhismo Mahayana, ma tutto dipende dalla propria mente. Si dovrebbe semplicemente seguire la pratica del dharma e tenere a mente in maniera precisa il funzionamento di causa ed effetto. Se ciò viene fatto tenacemente e con fiducia, forse la realizzazione potrebbe non aver bisogno di così tanto tempo, e neanche essere così difficile. [...]
Questa è un’era frenetica, piena di attività che distraggono. In tali momenti, che tipo di pratica dovremmo fare? La risposta sta nelle circostanze dei nostri propri bisogni – gli altri necessitano la stessa cosa di cui abbiamo bisogno noi, non importa cosa essa sia. Questo pensiero di beneficiare gli altri è il nocciolo della pratica del dharma.
Dobbiamo ancorare noi stessi a questo pensiero di beneficiare gli altri. Se abbiamo fiducia nel funzionamento di causa ed effetto, qualsiasi sia il lavoro che facciamo avrà un risultato eccellente.
In questo mondo abbiamo la tendenza a dire: “questi sono i miei genitori, questo è il mio paese, questa è la mia proprietà, ecc.”. Da un punto di vista del dharma guardiamo a tutti gli esseri e profondamente desideriamo che siano alleviati dalla propria sofferenza e che raggiungano la buddhità. Generando la bodhicitta in questo modo, pratichiamo l’essere di beneficio agli altri. Questo pensiero è assolutamente essenziale non solo per l’attività del dharma ma per tutte le attività della nostra vita."


XVI Karmapa - La manifestazione dell'attività compassionevole. Insegnamento dato durante una conferenza pubblica all'Università del Colorado nel 1980; Buddhism Today Issue 15, The Transmission Lineage, 2005
Tradotto da M.S.

18 marzo 2011

Il giovane pastore e la sua Mente. Insegnamento di Milarepa.

Sanje Jhap, un giovane pastore di sedici anni, voleva sapere cosa fosse davvero la sua Mente. Milarepa mise alla prova le sue capacità dandogli l’istruzione di prendere Rifugio nei Tre Gioielli e poi di visualizzare una immagine di Buddha davanti al suo naso. Il ragazzo non si fece vedere per sette giorni, e suo padre temeva che fosse morto. Lo trovarono in una cava di argilla mentre stava seduto diritto, e gli chiesero perché non avesse fatto ritorno a casa per sette giorni. Il ragazzo disse che dovevano scherzare, in quanto era stato lì solo per poco tempo – ma erano passati sette giorni.
Dandogli istruzioni, Milarepa gli cantò queste parole sulla sua Mente:
Ascoltami, caro pastore, protettore delle pecore!
Con il solo sentir parlare del sapore dello zucchero,
Non si può fare esperienza della dolcezza.
Sebbene la mente di una persona possa capire
Cosa sia la dolcezza,
Essa non può farne esperienza in modo diretto:
Solo la lingua può conoscerla.
Allo stesso modo,  una persona non può vedere pienamente la natura della Mente,
Sebbene possa averne un barlume,
Se gli è stato mostrato da qualcun altro.
Se una  persona non fa affidamento su questo solo barlume,
Ma continua a cercare la natura della Mente,
Alla fine la vedrà pienamente.
Caro pastore, dovresti guardare la tua Mente in questo modo.

Ascoltami, giovane pastore.
Il corpo si trova tra lo stato consapevole e lo stato inconsapevole,
Mentre la Mente è il fattore cruciale e decisivo!
Colui che prova sofferenze nei Reami Inferiori,
E’ prigioniero del Samsara,
Tuttavia è la Mente che può liberarti dal Samsara.
Vuoi raggiungere l’altra sponda?
Desideri con forza la Città del Benessere e della Liberazione?
Se desideri andarci, caro ragazzo,
Posso mostrarti la Via
E darti le istruzioni.

Fonte: www.kagyu-asia.com
Tradotto da C.R.

16 marzo 2011

Milarepa (1052-1135)

Originario della provincia di Gungthang, nel Tibet occidentale, vicino al Nepal, Milarepa ebbe una infanzia difficile e una gioventù cupa. Aveva solo sette anni quando suo padre morì, i suoi parenti si impossessarono delle proprietà di suo padre e maltrattarono la famiglia del defunto. La madre di Milarepa, con odio accanito, lo mandò ad addestrarsi nella magia nera, per sfogare la sua vendetta su coloro che avevano rovinato la sua vita. Ottenne ciò che desiderava – Milarepa si mostrò abile nelle pratiche che gli erano state insegnate, e scatenò una ondata di distruzione, uccidendo molte persone. Ma finì per pentirsi delle sue azioni, e cercò aiuto per liberarsi del karma negativo che si era procurato nella sua adolescenza dedita alla vendetta. In un primo momento si legò al Lama Nyingmapa Rongton il quale, osservando che Milarepa aveva una affinità con Marpa, lo mandò ad attendere il ritorno di Marpa dai suoi viaggi.
La ricompensa di Milarepa fu di soffrire anni di messa alla prova nelle mani del suo insegnante. Tra le altre imprese, costruì una torre di nove piani, secondo le istruzioni di Marpa. Ma, alla fine, Marpa diede a Milarepa una piena trasmissione di tutto ciò che aveva appreso da Naropa e dagli altri insegnanti dell’India. Praticando questi insegnamenti per molti anni, Milarepa raggiunge l’Illuminazione, e divenne famoso per i suoi canti. Tra i suoi studenti, Gampopa divenne il suo detentore del lignaggio.
Tradotto da C.R.

14 marzo 2011

Cari amici, come potete immaginare, da Bodhisattva in progress quali vorremmo essere non possiamo rimanere indifferenti davanti alle sofferenze causate dalle catastrofi come quella che si è abbattuta, ed è tutt'ora attiva, in Giappone in questi giorni.
I consigli dei nostri insegnanti, S.S. il Karmapa Thaye Dorje innanzitutto, sono quelli di non scordare la forza dei buoni auspici fatti da ciascuno di noi e fatti dal Sangha quando si unisce in meditazione. Quindi, il numero più alto possibile di mantra del Buddha Occhi Amorevoli - OM MANI PEME HUNG - fatti da soli durante la nostra vita quotidiana, o al centro, è davvero auspicabile.
M.S.


Lettera di S.S. XVII Karmapa Trinley Thaye Dorje sul terremoto in Giappone


Cari amici di Dharma,

È con profondo rammarico e pena dal profondo del cuore che ho seguito i tragici sviluppi derivanti dal disastroso terremoto in Giappone.
La tragedia ha già provocato migliaia di morti e ancora ci sono innumerevoli dispersi, senza contare tutti quelli che hanno perso tutto ciò che costituiva il fondamento stesso della vita. E le conseguenze che tutto questo avrà nel lungo termine rimangono all'oggi incalcolabili.
Oltre che far pervenir loro l'aiuto materiale, quello che noi, in quanto praticanti di dharma possiamo fare è dare sostegno alle vittime di questo disastro dedicando a loro la nostra pratica, le nostre preghiere e i nostri meriti.
Di conseguenza estenderò le mie preghiere e i miei auspici ai defunti e ai loro familiari, e chiedo a tutti voi di fare lo stesso.
In particolare vorrei chiedervi di concentrarvi, per il loro bene, sul mantra delle sei sillabe di Chenresig e di accumulare quanti più mantra vi è possibile.

Con le mie preghiere,

Karmapa Trinley Thaye Dorje 

http://www.karmapa-news.org/
Tradotto da M.S.



13 marzo 2011

“Sviluppate sempre comprensione, tolleranza, stima, pazienza e amore, più di ogni cosa. L’uno verso l’altro. Sì, avete le vostre vere famiglie, e gruppi, qualsiasi gruppo, diversi tipi di gruppi per differenti ragioni e opzioni. Questi gruppi sono come differenti organi, tuttavia per fare in modo che questo corpo sia in forma, che sia in grado di camminare, parlare, ogni cosa deve essere unita. Se il mio rene non è in accordo con gli altri organi, allora non sono in grado di fare molte cose; se i miei polmoni non sono in accordo con gli altri organi, non posso annusare questo fiore. Ogni cosa è necessaria. Quindi per favore pregate, studiate, meditate per avere l’unità, è la cosa più importante.”

Intervento del XVII Karmapa Trinley Thaye Dorje a Hong Kong, riferito alla presenza di persone provenienti da ogni angolo del mondo
Tradotto da C.R.

9 marzo 2011

Marpa (1012-1097)

Marpa si recò in Nepal alla ricerca del Dharma. Buddhista sin dalla prima gioventù, aveva imparato il sanscrito dal Lama Sakyapa Drogmi, e in seguito barattò tutti i suoi beni in cambio di oro, in preparazione della sua ricerca. Rimase così colpito dagli studenti di Naropa, che decise di diventarlo egli stesso.
Per molti anni ricevette gli insegnamenti di Naropa, e inoltre studiò presso vari famosi insegnanti dell’India, tra i quali Jnanagarbha, Kukuripa e Maitripa. Dopo aver praticato e perfezionato gli insegnamenti, Marpa fece ritorno a Lhodrag, nel Tibet meridionale, dove visse con la moglie Dagmena e i loro due figli, e passò alcuni anni a tradurre gli scritti buddhisti dal sanscrito al tibetano.
Diventato famoso come traduttore, attrasse a sé  un gruppo di studenti a cui trasmise i frutti della sua ricerca in India. Dopo due ulteriori spedizioni in India, per mezzo delle quali portò ancora altri insegnamenti varcando i passi di montagna del Tibet, fece ritorno per scoprire che gli era stato mandato uno studente il cui nome era Milarepa.

Fonte: www.karmapa.org
Tradotto da C.R.

6 marzo 2011

“Il punto è che, in generale, non siete voi ad usare le emozioni, ma sono loro ad usare voi, sicché ne nascono una grande sofferenza e una grande agitazione. Per rovesciare la situazione, dovete imparare a gestirle: allora smetteranno di usare la vostra mente e sarete voi che comincerete ad usarle; e sarà molto meglio…La vostra mente diventerà più stabile e la sofferenza diminuirà”
Jigmela Rinpoche - A...come Buddha!


3 marzo 2011

Il voto del bodhisattva

“[…] Quanto detto ci conduce al voto del bodhisattva del Mahayana, dove la motivazione acquista più rilievo. L’essenza del voto del bodhisattva è cercare di non arrecare alcun danno in tutto quello che facciamo e, inoltre, essere del massimo aiuto possibile. Il fulcro di questo voto è basato sulla fede e sul rispetto per il Buddha e per i bodhisattva in quanto esempi spirituali superiori a noi e, inoltre, sulla compassione e sulla gentilezza amorevole verso tutti gli altri esseri. Questo voto riguarda anche il livello della mente, non solo le azioni fisiche e verbali.
Per mantenere il voto del bodhisattva dobbiamo evitare due mancanze principali. Innanzitutto, non dobbiamo sviluppare un atteggiamento negativo nei confronti di nessun essere, per quanto insignificante possa essere quella particolare forma di vita. Non appena giungiamo alla conclusione: “Quell’essere è mio nemico e mi impegno a fargli del male, a non operare per il suo bene oppure a non proteggerlo dal male se è in mio potere farlo”, abbiamo commesso una seria infrazione al voto del bodhisattva. La seconda possibile infrazione è perdere fiducia nella nostra capacità di osservarlo. Pensare: “Mi sembra troppo difficile mantenere questo impegno. E’ chiaro che non posso operare per il bene di tutti gli esseri. E’ meglio se lascio perdere e provo qualcosa di più semplice”, è uno scoraggiarsi che è contrario allo spirito del voto. Poiché ci occupiamo delle motivazioni sottili, è un voto molto più difficile da mantenere e, per tale ragione, è di grande beneficio rispettarlo. Se siamo in grado di prendere il voto del bodhisattva e di mantenerlo in buona fede, ne deriveranno benefici davvero straordinari.
[…] Nella tradizione del voto del bodhisattva gli impegni da assumere sono abbastanza numerosi. […] Il punto comune di tutti questi precetti è eliminare dalle nostre azioni fisiche e verbali tutte le possibili fonti di danno per gli altri, e sradicare dalla nostra mente tutti gli atteggiamenti malevoli, offensivi o negativi nei confronti degli altri.”

Kalu Rinpoche - La gemma delle istruzioni orali

2 marzo 2011

Naropa (1016-1100)

Naropa, il cui nome era Samantabhadra, era un principe del Bengala, che da giovane si oppose alla sua formazione da sovrano. All’età di otto anni chiese di andare nel Kashmir, per seguire una istruzione intellettuale con i migliori insegnanti dell’epoca; tre anni dopo intraprese infine lo studio di logica, scienza, grammatica, retorica e arte.
Nel frattempo i suoi genitori, secondo il costume dell’epoca, avevano combinato il suo matrimonio con Vimaladipi, appartenente alla casta dei bramini. La cerimonia si svolse al suo ritorno, ma otto anni dopo Naropa insistette per il suo annullamento, e prontamente tornò nel Kashmir per essere ordinato e per effettuare ulteriori studi.
Alcuni anni dopo, all’età di 28 anni, i suoi interessi lo portarono all’Università di Nalanda, vicino a Pullahari, famosa per i suoi filosofi buddhisti, della quale a suo tempo divenne abate. Ma allora gli si manifestò una dakini, dicendogli che la pratica di meditazione era più importante del fare filosofia, e che avrebbe dovuto cercare un certo Tilopa per avere istruzioni. Sciogliendo i suoi voti, Naropa si mise in viaggio verso est per cercare il suo insegnante. Alla fine incontrò Tilopa, senza riconoscerlo, e fu sottoposto a dodici estenuanti prove. Tuttavia perseverò, approfondì gli insegnamenti di Tilopa, e divenne egli stesso insegnante.

Tradotto da C.R.