21 aprile 2013

HANNAH - THE FILM

 




Hannah racconta la storia di Hannah Nydahl, pioniera del Buddhismo, e della sua vita dedicata all’impresa di portare il Buddhismo tibetano in Occidente. Dalle loro radici idealistiche nella Copenaghen degli anni ’60 al viaggio hippie in Nepal, Hannah e suo marito Ole divennero due tra i primi studenti occidentali di Sua Santità il XVI Karmapa – il primo lama del Tibet che, nel 1110, si è consapevolmente reincarnato. Hannah diventò assistente e traduttrice per alcuni dei più potenti lama tibetani e un ponte tra il Buddhismo in Oriente e in Occidente.
Nel cuore del film troviamo la storia d’amore di Hannah e Ole, unica e di grande ispirazione, e un racconto di come insieme i Nydahl abbiano eseguito le istruzioni del XVI Karmapa, portando gli insegnamenti del Buddha nel mondo occidentale. Dall’Europa e dal Nord America, passando per la caduta del comunismo nell’Europa Orientale e in Russia, fino al rapimento da parte di alcuni guerriglieri in Sud America, il film dipinge il cammino di una donna grandiosa, in prima linea di fronte a un mondo turbolento e in continuo divenire.
Hannah tratta di come l’ideale buddhista della libertà in tutte le sue forme sia di grande rilievo per la società moderna, e del motivo per cui non tutto ciò che è tibetano debba essere visto come santo.

«Dovremmo sempre ricordare perché lo stiamo facendo. Non è qualcosa là fuori, che non ha niente a che fare con noi. E’ qui, è la nostra stessa mente con cui stiamo lavorando. E vogliamo che questa mente diventi più chiara. Vogliamo comprendere questa mente».
Hannah Nydahl
 
Tradotto da C.R.

12 aprile 2013

«In tibetano, la parola dakini viene tradotta come khandro […]. La traduzione letterale di khandro è “colei che viaggia nel cielo” o “colei che danza nel cielo”; descrive il principio femminile nel senso delle qualità ultime dello spazio. Nel tibetano classico, kha è un’abbreviazione di namkha e significa “spazio” o “cielo”; dro vuol dire “muoversi” o “camminare”, e viene usato anche per gli esseri normali nel comune linguaggio tibetano. Il termine khandro indica l’esperienza della vacuità: questa natura simile allo spazio può manifestarsi in una forma femminile».
 

 
Hannah Nydahl - Have you ever met a Dakini?, Buddhism Today 22, Fall/Winter 2008
Tradotto da C.R.

4 aprile 2013

DELLA MORTE E DELLA RINASCITA

 
 
E’ in corso la traduzione in italiano de Della Morte e della Rinascita (il titolo è provvisorio), l’ultimo libro di Lama Ole Nydahl sulla morte e sul processo del morire. Condividendo l’ineguagliabile sapere che il Buddhismo tibetano ha sviluppato su questo tema, Lama Ole spiega come, affrontando la morte con consapevolezza e con un’ adeguata preparazione, possiamo trasformarla in una grandiosa opportunità per crescere. Ci vengono inoltre date indicazioni precise su come possiamo aiutare gli altri, guidarli e prepararli al meglio per affrontare il processo del morire.
 
A questo indirizzo:
http://morte-e-rinascita.blogspot.com
Troverete un po’ di materiale sul libro: un saggio di lettura, un’intervista a Lama Ole e dei brevi video.

«Chi in generale ha vissuto una buona vita non deve aver paura. Può pensare apertamente al processo e renderlo parte della propria vita. Le culture in cui la morte è vista come un flusso naturale o una continuazione della vita sono meno nevrotiche delle nostre. Non hanno questo grande punto di domanda che riguarda la fine della vita. Hanno un sentimento olistico delle cose, come le stagioni in natura: siamo nati, viviamo, moriamo, rinasciamo. Credo che sia molto rassicurante.»
Tratto dall’intervista a Lama Ole Nydahl

C.R.