22 febbraio 2020

Messaggio di Thaye Dorje, Sua Santità il XVII Gyalwa Karmapa, per il Losar


Cari amici nel Dharma,

il Losar è una festività che ricorre ogni anno e che si tiene alla fine del ciclo dell'anno lunare. Molti paesi asiatici lo festeggiano dopo l'annuale raccolto delle colture, il trasferimento del bestiame e altri lavori pesanti di ogni tipo. 

Qualsiasi messaggio che suggerisca di eliminare l'allegria in un'occasione come questa, o in qualunque altra circostanza, può apparire cupo o sembrare che in qualche modo stia rovinando il divertimento. Può dare l'impressione che ci venga chiesto di rinunciare al buon umore a causa di un qualche avvenimento sfortunato. Quando si esorta a sostituire un'occasione di allegria con una religione o una pratica religiosa, si può rendere lo stato d'animo ancora più spento!

Spero di non causare una simile atmosfera chiedendovi, cari amici nel Dharma, di praticare invece di festeggiare questa celebrazione annuale. Senza dubbio ci sono tanti compagni di pratica per i quali il "Losar" non è parte della loro cultura; tuttavia molti, col passare del tempo, hanno sviluppato una connessione con le tradizioni del Buddhismo tibetano e quindi provano una vicinanza con il sentimento asiatico del Losar. Vorrei pertanto cogliere quest'opportunità per condividere alcuni pensieri su tale evento. 

Le feste, di qualsiasi tipo siano, dovrebbero essere piacevoli. Quando però qualcosa – qualunque cosa – ci viene imposto, sembrano manifestarsi delle emozioni che oppongono resistenza. È difficile costringere qualcuno a divertirsi, chiaramente. E spesso nelle società il tentativo di forzare la gioia pare essere una delle cause principali dell'ansietà o dukkha. L'intenzione è forse nobile, ma il mezzo in un certo senso manca di abilità. La pratica del Buddhadharma, invece, dovrebbe essere quella dei mezzi abili. 

Ogni istante della nostra vita è degno di essere festeggiato. Non importa quanto banale possa sembrare un'attività, che si tratti del lavare i piatti, del potare gli alberi o del camminare, ogni singolo momento è una celebrazione. E non importa quanto rilevante possa sembrare un'attività, che si tratti del fare una scoperta fondamentale in ambito medico, del governare una nazione, del crescere i figli o dell'insegnare agli studenti, ogni singolo momento è una celebrazione. La preziosa pratica del Buddhadharma è il mezzo attraverso il quale il nostro auspicio di assistere a questi istanti può essere esaudito.  

Più cerchiamo di sviluppare un rapporto con la pratica del Buddhadharma, più sarà facile e sciolto abbandonarsi alla corrente del cambiamento, convivere con l'impermanenza. 

A quel punto, non ci sarà alcun bisogno di imporre la gioia a noi stessi. A quel punto, ogni giorno sarà un Losar. 


Con compassione,

Thaye Dorje
Sua Santità il XVII Gyalwa Karmapa


Tradotto da  C.R.

14 febbraio 2020

Un io e un tu che diventano noi


«L'incontro dei due partner genera un surplus che si vuole condividere e regalare. Dall'attrazione forte e reciproca si manifesta l'esperienza diretta, un ponte di gioia. La felicità duratura e appagante sorge dalla fusione di un io e un tu che diventano noi. Nell'amore tutto sboccia grazie al completamento e al divenire una cosa sola. Si è presenti per il partner e ci si sostiene.
Grazie al surplus che nasce da una relazione felice, si porta spontaneamente la propria forza nel mondo e ci si rende conto, appagati, di quanto anche gli altri vorrebbero essere parte di questo sbocciare. In questo genere di relazioni, tutto nella vita diventa un progresso sul cammino spirituale perché ci si familiarizza con il mondo esteriore e con il proprio mondo interiore. Poiché sono relazioni che vanno in profondità e producono forti sentimenti, non esiste specchio più grande per conoscersi meglio e svilupparsi.»


Lama Ole Nydahl

Tratto da Il Buddha e l'Amore
http://edizioni-mediterranee-buddha-e-amore.blogspot.com
https://www.facebook.com/BuddhaeAmore

1 febbraio 2020

Essere nel momento presente


È molto importante capire che "lasciar essere" non significa non fare niente; non significa lasciar bollire l'acqua senza curarsene così che alla fine si rovesci e causi danni o faccia del male a qualcuno. 

Vuol dire essere in questo momento presente che si muove in modo incessante – essere lì. Perché il passato è certamente un maestro, senz'altro, ma non è niente di più. E usando la nostra logica, le nostre idee, la nostra saggezza sistematica riusciamo ad anticipare alcune cose in cui potremmo imbatterci in futuro; possiamo essere in grado di prevedere certe possibilità, ma niente di più. Non ci sarà mai una qualche garanzia, in nessun caso. 

Nessuno può dare per certo il futuro. Questa è proprio la sua natura e la sua bellezza. Dovrebbe sempre essere così. È sempre stato così e sarà sempre così. Non conosceremo mai il futuro. 

Pensare che possiamo vedere il futuro allo stesso modo in cui vediamo il passato causa ansietà. Lasciamo quindi che il futuro stia dove dovrebbe stare e lasciamo che il passato stia dove dovrebbe stare. Lasciamo perfino che il presente sia come dovrebbe essere. Perché la sua natura è di continuare a muoversi, e noi usiamo la capacità inerente che tutti possediamo – essere consapevoli di quel momento presente – e seguiamo quella stessa corrente. 


Thaye Dorje, Sua Santità il XVII Gyalwa Karmapa
Fonte: https://www.facebook.com/theKarmapa
Tradotto da C.R.