23 gennaio 2014

«Rendendoci conto della vacuità della mente, cominciamo a renderci conto della vacuità di tutti i fenomeni e di tutte le esperienze in quanto originati dalla mente. L’ordinaria prospettiva mondana ci spinge a considerare questo corpo, questa vita, questo stato di esistenza come la realtà ultima. Pensiamo a tutto come reale e solido in sé e di per sé, e  viviamo in questo modo. Tuttavia con la meditazione cominciamo a comprendere la realtà relativa e la non realtà di tutto ciò che sperimentiamo. Il corpo fisico è nato in conseguenza di certe tendenze karmiche che maturano nella coscienza individuale e danno origine a questa esperienza temporanea di qualcosa di solido. Eppure il corpo invecchia, muore, si decompone; non è eterno.
Analogamente, tutto ciò che sperimentiamo ora è privo di qualsiasi realtà fondamentale, di stabilità fondamentale, perché la qualità delle proiezioni che nascono dalla mente è impermanenza, cambiamento e flusso continui; nulla resta immutato,  perché non c’è nulla che possa restare immutato. Non appena cominciamo a sperimentare la vacuità della mente, vediamo la natura illusoria o simile a un sogno di tutte le esperienze, di tutti i fenomeni. Il corpo fisico dell’universo non è altro che apparenze temporanee che si aggregano in conseguenza di varie cause e condizioni interagenti in dati modi, e non è certo un qualcosa a cui potremmo attribuire una realtà ultima indipendente.
Questo processo karmico presenta un aspetto collettivo poiché certi elementi della nostra esperienza vengono condivisi. Siamo tutti esseri umani nello stesso regno di esperienza. Vediamo e sperimentiamo tutti lo stesso ambiente fisico fatto di rocce, alberi, fiumi e cosi via. Ciò perché condividiamo un certo karma comune, e cosi condividiamo anche una visione relativamente coerente dell’universo.»


Kalu Rinpoche - La  gemma delle istruzioni orali
A.P.

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