12 febbraio 2015

L'intera percezione della vita dipende dalla mente

 
 
 
«L'intera percezione della vita dipende dalla mente. Per gli esseri che hanno raggiunto il più alto livello di realizzazione, questa vita non è differente da un mandala. Essi, cioè, vedono ogni cosa su un livello di purezza: l'intero mondo esteriore è un reame puro, e tutti gli esseri sono come buddha e bodhisattva; qualunque cosa dicono è pura, come un mantra; vedono tutto ciò che accade nelle loro menti come inseparabile dalla verità e saggezza più alte. Questa è la loro realtà, il modo in cui percepiscono il mondo. Il motivo per cui gli esseri ordinari non sperimentano la vita in questo modo è la loro ignoranza, mentre gli esseri realizzati sono in grado di vedere le cose come sono veramente, riescono a vedere ogni cosa come inseparabile dai tre stati buddhici. Questo livello di percezione si manifesta e si dissolve, e rimane presente per tutto il tempo che va dalla nascita alla morte. Morire, per simili esseri, è un processo naturale, è semplicemente autoliberante. [...]
Per gli esseri ordinari che non hanno compreso la verità ultima, la vita è qualcosa che esiste dal momento in cui nasciamo fino a quello in cui moriamo, e il modo in cui ne facciamo esperienza dipende totalmente dal tipo di karma che abbiamo accumulato. Che si tratti di una vita piacevole o dell'opposto, tutto quello che ci accade viene sperimentato come se fosse reale ed esistesse davvero. Seguiamo le nostre tendenze e abitudini karmiche, e rimaniamo intrappolati nell'illusione di sperimentare questa vita come una realtà: erroneamente, ci aggrappiamo alle cose come se fossero vere sebbene non lo siano, e crediamo che siano permanenti anche se non è così. Pensando che ci porterà felicità ciò che nei fatti causa sofferenza, confondiamo la fuggevole felicità mondana con la vera felicità.
Fintanto che questa illusione permane, ci inganniamo e sprechiamo la nostra intera vita. Siamo divisi tra quello che ci piace e quello che non ci piace, e la motivazione alla base delle nostre azioni è il voler prendere e tenere le cose verso cui proviamo attaccamento, anche se immancabilmente finiremo comunque per perderle ancora. D'altra parte, le cose che non ci piacciono e le azioni negative che compiamo per evitarle in seguito ci porteranno sofferenza. In questo modo buttiamo via il nostro tempo in un'attività priva di senso e, totalmente confusi, passiamo le nostre vite inseguendo obiettivi irrealizzabili. [...]
Esiste un sutra che descrive questo tipo di esistenza: dice che ci aggrappiamo alle nostre idee sbagliate, che a causa dell'ignoranza abbiamo molte convinzioni errate e crediamo siano vere. E' per questo motivo che gli esseri senzienti continuano a vagare nel samsara. Un essere nobile come un buddha o un bodhisattva, tuttavia, può comprendere la vera essenza di ogni cosa, capendo che tutto è dharmakaya. E' questo a fare la differenza nella nostra percezione della vita: comprendere o meno l'essenza di tutte le cose.»


Lopön Tsechu Rinpoche (1918-2003)
Tratto da un insegnamento dato a Rodby (Danimarca) nel 1992
Tradotto da C.R.



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