Che cos'è la morte dal punto di vista buddhista?
E' trasformazione. La mente è consapevolezza e energia infinite, ma data la sua incapacità di sperimentarsi come parte di una totalità si attacca a vari stati condizionati generando i sei reami che dipendono ognuno dalla prevalenza di orgoglio, gelosia, attaccamento, confusione, avidità o odio. Può però anche farci raggiungere la liberazione o persino l'illuminazione grazie alle qualità nobili e preziose che sono l'essenza senza tempo della mente. Quindi nel migliore dei casi da tempo senza inizio ci siamo spostati ininterrottamente da un universo o esistenza alla successiva. Quando la nostra costituzione fisica si è consumata appare una situazione intermedia e entro sette settimane matura il successivo mondo di esperienza, con o senza un corpo fisico.
Questo accade a tutti, buddhisti e non buddhisti?
Si, succede a tutti gli esseri. Il punto è se conosciamo il processo, abbiamo un rifugio convincente e possiamo lavorare con la situazione o meno. Tutto lì. Proprio come tutti quanti hanno una faccia, indipendentemente se si guardino allo specchio o meno.
I buddhisti in generale non hanno poi così tanta paura della morte. Perché?
Innanzitutto abbiamo meno paura delle cose che riusciamo a capire, è quanto non conosciamo che ci spaventa. Nel Buddhismo abbiamo molti insegnamenti che spiegano la morte; variano a seconda di cosa lo studente è in grado di comprendere, ma è sempre lampante che la mente è spazio indistruttibile e che non c'è nessun buco nero ad attenderci. Il Buddhismo della Via di Diamante spiega l'intero processo della morte e della rinascita sia sul livello del subconscio sia sul livello cosciente, a partire dallo scomparire delle nostre impressioni sensoriali fino al momento della nostra rinascita, quando entro un periodo di sette settimane la nostra tendenza mentale più forte è maturata e diventa la nostra nuova vita.
E' trasformazione. La mente è consapevolezza e energia infinite, ma data la sua incapacità di sperimentarsi come parte di una totalità si attacca a vari stati condizionati generando i sei reami che dipendono ognuno dalla prevalenza di orgoglio, gelosia, attaccamento, confusione, avidità o odio. Può però anche farci raggiungere la liberazione o persino l'illuminazione grazie alle qualità nobili e preziose che sono l'essenza senza tempo della mente. Quindi nel migliore dei casi da tempo senza inizio ci siamo spostati ininterrottamente da un universo o esistenza alla successiva. Quando la nostra costituzione fisica si è consumata appare una situazione intermedia e entro sette settimane matura il successivo mondo di esperienza, con o senza un corpo fisico.
Questo accade a tutti, buddhisti e non buddhisti?
Si, succede a tutti gli esseri. Il punto è se conosciamo il processo, abbiamo un rifugio convincente e possiamo lavorare con la situazione o meno. Tutto lì. Proprio come tutti quanti hanno una faccia, indipendentemente se si guardino allo specchio o meno.
I buddhisti in generale non hanno poi così tanta paura della morte. Perché?
Innanzitutto abbiamo meno paura delle cose che riusciamo a capire, è quanto non conosciamo che ci spaventa. Nel Buddhismo abbiamo molti insegnamenti che spiegano la morte; variano a seconda di cosa lo studente è in grado di comprendere, ma è sempre lampante che la mente è spazio indistruttibile e che non c'è nessun buco nero ad attenderci. Il Buddhismo della Via di Diamante spiega l'intero processo della morte e della rinascita sia sul livello del subconscio sia sul livello cosciente, a partire dallo scomparire delle nostre impressioni sensoriali fino al momento della nostra rinascita, quando entro un periodo di sette settimane la nostra tendenza mentale più forte è maturata e diventa la nostra nuova vita.
Lama Ole Nydahl
Tratto da un'intervista del 2010
Tradotto da M.S.
http://morte-e-rinascita.blogspot.it/
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