27 aprile 2018

Kalu Rinpoche, il maestro Zen,... e un'arancia


«Alcuni miei amici avevano organizzato un incontro tra due illustri insegnanti buddhisti, che si sarebbe tenuto a casa di un professore di psicologia dell'Università di Harvard. I maestri, che si trovavano in visita negli Stati Uniti, provenivano da due tradizioni buddhiste nettamente differenti; non si erano mai incontrati e, di fatto, negli ultimi mille anni le loro tradizioni avevano avuto pochissimi contatti. Prima che i mondi del Buddhismo e della psicologia occidentale potessero entrare in relazione, i diversi filoni del Buddhismo avrebbero dovuto rapportarsi gli uni con gli altri. Noi saremmo stati testimoni del primo dialogo di questo tipo.

Gli insegnanti – il settantenne Kalu Rinpoche, tibetano, un veterano che aveva trascorso anni in ritiro in solitudine, e Seung Sahn, il primo maestro Zen coreano a insegnare negli Stati Uniti – avrebbero messo alla prova la loro rispettiva comprensione degli insegnamenti del Buddha, a beneficio degli studiosi occidentali presenti. Si sarebbe trattato di una forma elevata di quello che era conosciuto come "combattimento di Dharma", lo scontro di grandi menti perfezionate da anni di studio e di meditazione. Attendevamo l'evento con tutta l'aspettativa che un tale storico incontro meritava.

I due monaci entrarono con tonache svolazzanti (marrone e gialla quella del tibetano; austera, grigia e nera quella del coreano), accompagnati da un seguito di monaci e traduttori più giovani con le teste rasate. Si sistemarono su dei cuscini nella nota posizione a gambe incrociate, e il moderatore indicò chiaramente che a cominciare sarebbe stato il maestro Zen, più giovane. Il Lama tibetano stava seduto, immobile, sgranando un rosario (mala) di legno con una mano e mormorando sottovoce "OM MANI PADME HUM" ininterrottamente.

Seung Sahn stava già acquisendo una certa notorietà per il suo metodo che consisteva nello scagliare domande contro gli studenti fino a costringerli ad ammettere la loro ignoranza; a quel punto urlava loro: "Mantenete questa mente-non-so!"
Il maestro coreano affondò una mano nella tonaca e tirò fuori un'arancia. "Che cos'è questa?", chiese all'insegnante tibetano. Era una tipica domanda di apertura, e potevamo sentire come Seung Sahn fosse pronto a gettarsi con impeto contro qualsiasi risposta gli venisse data.
Kalu Rinpoche rimase seduto in silenzio, sgranando la sua mala, e non accennò a rispondere.
"Che cos'è questa?", insistette il maestro Zen, ficcando la mela sotto il naso del Lama.

Kalu Rinpoche, molto lentamente, si piegò verso il monaco tibetano che gli stava vicino e che faceva da traduttore; i due parlottarono bisbigliando per qualche minuto.
Alla fine, il traduttore si rivolse agli astanti: "Rinpoche dice: 'Ma che problema ha? Non hanno arance nel posto da cui viene?'"

Il dialogo non proseguì oltre.»


Tratto da Mark Epstein - Thoughts Without a Thinker
Tradotto da C.R.

19 aprile 2018

Le quattro pratiche fondamentali della Via di Diamante


A tutto il sangha che parteciperà, da venerdì 20 a domenica 22 aprile, al corso di Lama Ole Nydahl che si terrà a Näfels (in Svizzera, vicino al centro di ritiri di Amden) offriamo come buon auspicio la traduzione della prefazione all'edizione tedesca del nuovo libro di Lama Ole dedicato al ngöndro, le quattro pratiche fondamentali del Buddhismo della Via di Diamante.


Carissimi amici ovunque voi siate,

sono passati quarantacinque anni da quando la mia amata moglie Hannah e io abbiamo iniziato a fondare centri in tutto il mondo su incarico e nel nome dei detentori tibetani del lignaggio Karma Kagyü dei realizzatori, affinché la loro ineguagliabile conoscenza della mente potesse affluire a un mondo libero, e oggi il significato di tale sapere convince più che mai. Con questo libro celebriamo l'immensa gioia di portare nella libera cultura occidentale la ricchezza della Via di Diamante insegnata dal Buddha.

Ecco una breve prefazione come accesso a modi di vedere e metodi che per essere utili devono risultare convincenti.
Tre condizioni e livelli devono necessariamente integrarsi a vicenda.
Innanzitutto, il nostro mondo esteriore deve essere in ordine! Se dall'ingresso principale di casa entra la polizia, da quello posteriore i malviventi, ed entrambi vogliono fare quattro chiacchiere con noi, rimane poco sovrappiù per pensare al di là del personale; inoltre, il nostro comportamento dovrebbe essere tollerabile per il mondo che ci circonda.
Seconda cosa: agire solo nel proprio interesse mantenendosi saldi a determinate circostanze come se fossero ovvie e immutabili produce solitudine, ristrettezza e rigidità, una vita inutilizzata e poche buone condizioni per la successiva.
E infine, dopo aver appreso dell'inesistenza di un io individuale permanente e della legge di causa ed effetto sulle quali poggia la Via Piccola data dal Buddha, c'è altro da imparare: la Via Grande, i suoi insegnamenti su compassione e saggezza e sulla vacuità dell'essere duraturo di tutto ciò che è condizionato – questi ultimi comprovati oggi anche dai ricercatori in ambito scientifico.
Per la Via di Diamante, che segue, è invece essenziale non lasciare mai la condizione dell'esperienza pura. Anzi, dopo l'esperienza della vacuità al termine della meditazione, quando gli esseri e il mondo tornano a manifestarsi, lasciamo che tutto, esteriore e interiore, sorga sul livello massimo, ora come spazio e gioia inseparabili. Freschezza e significato vibrano in ogni atomo, ogni pensiero è portatore di saggezza già solo perché ha la possibilità di  accadere, ogni suono è un mantra.
A partire da questo piano di esperienza ultimo, consolidare tutte le migliori qualità dell'essere umano nelle proprie azioni per il mondo diventa allora l'unica cosa possibile. Niente di meno avrebbe senso.

Questo libro tratta della via delle ripetizioni, molto funzionale, che rende corpo, parola e mente utili collaboratori sul nostro percorso. Le pratiche fondamentali regalano agli amici spazio per la libertà a loro inerente – e, ancora meglio, poco tempo dopo molti trovano le condizioni adatte per condividere quanto ricevuto con maggiore lucidità e secondo la propria capacità e comprensione.
Lavorando su questo libro, per la prima volta ho capito veramente quanto una grande parte dei miei studenti abbia già da dare. Conoscevo già il loro idealismo e la loro dedizione capaci di unire e collegare tutto; ci sentiamo ampiamente come una famiglia e mi tengono aggiornato. Trasmettere qualcosa di tanto prezioso a partire dal proprio vissuto rimane un regalo al di là del tempo e una fonte che permette l'esperienza delle nostre doti intrinseche. Possa questo essere usato per esercitarsi e non essere sminuito a forza di chiacchiere.

Godiamoci insieme la saggezza della Via di Diamante insegnata dal Buddha, che da circa 700 centri situati nei paesi liberi, e anche grazie a internet, irradia saggezza atemporale  in un mondo che è alla ricerca di qualcosa.


Tratto da Lama Ole Nydahl - Die vier Grundübungen
M.S., C.R.

17 aprile 2018

I buddha non sono marziani


«É importante ricordare che i buddha non sono marziani. I buddha e i bodhisattva sono esseri umani che dopo un po’ di pratiche sono in grado di fare cose differenti rispetto a prima proprio come risultato della pratica che hanno portato avanti. Non è altro che questo; l’attività buddhica è semplicemente il risultato dell’aver meditato ed essere diventati capaci di fare di più. La vostra capacità di fare di più, inoltre, ha a che vedere con il tipo di auspici fatti nella pratica: maggiore è il numero di auspici consapevoli che fate ora per il bene altrui, più velocemente arriva il momento in cui siete in grado di essere di beneficio agli altri; è il risultato diretto dei vostri auspici.»


Hannah Nydahl
Tratto da View, Meditation and  Action - The Copenhagen Lectures 2001
(è in corso la traduzione del libro in italiano)
Tradotto da M.S.

11 aprile 2018

La chiara luce della mente


«La "chiara luce" della mente resta solamente un concetto fintanto che la benedizione di un maestro che detiene la trasmissione del Grande Sigillo non "fa presa". Se la comunicazione riesce, allora gli studenti diventano sempre più impavidi, riconoscono eventi interiori ed esteriori semplicemente per quello che sono, ossia specchio e parco giochi della loro mente, e l'illuminazione è solo più questione di impegno e tempo. É importante però sapere che tale luce non proviene dall'esterno, ma che si tratta di un flusso ininterrotto di esperienze di riconoscimento delle quali si percepisce la natura di sogno, l'essere non-separate dalle impressioni avute, il condizionarsi vicendevolmente e l'essere vacue per natura, per dirla come il Buddha. Grazie a questa visione intuitiva il soggetto sperimentante e l'oggetto sperimentato si rispecchiano a vicenda, arricchendosi, e allo stesso tempo va ad aggiungersi ad essi la saggezza illuminante del Grande Sigillo: da sempre sono una cosa sola e sono espressione dello stesso spazio onnisciente. Non esiste altra realizzazione che il soffermarsi in questa esperienza senza confini, che comprende tutto allo stesso tempo.»


Lama Ole Nydahl
Tratto da Il Grande Sigillo

4 aprile 2018

Trasmissione


«Quando sentiamo parlare di "trasmissione" forse pensiamo a qualcosa di  eccezionale e prodigioso, ma per il XVI Karmapa in effetti si trattava in primo luogo di sviluppare una direzione davvero solida verso l'attitudine del bodhisattva e quindi, con pochi insegnamenti, di lavorare in profondità con la mente. Quando ci metteremo nei guai, ricorderemo sempre questi insegnamenti ed essi ci aiuteranno, anche se all'inizio non siamo in grado di usarli pienamente. É tale combinazione di attitudine del bodhisattva e pochi semplici insegnamenti che permette alla nostra mente di diventare molto più chiara, comprensibile e sempre più libera dai problemi. A mio avviso, questa è la cosa più importante in merito alla trasmissione.»


Lama Jigme Rinpoche

Tratto da Our transmission, Buddhism Today 38, Fall/Winter 2016.
Tradotto da C.R.