30 novembre 2019

La mente in ritiro: un consiglio del IX Karmapa Wangchung Dorje


«Per i principianti che iniziano a meditare, è importante fare sessioni brevi. All'inizio ogni andare e venire del respiro è una sessione. Successivamente, quando le sessioni diventano sempre più lunghe, è fondamentale concludere la pratica rimanendo in buoni termini con essa. Se alla fine del tuo ultimo ritiro le esperienze sono positive, saranno tali non appena comincerai il prossimo ritiro. Funziona allo stesso modo in senso negativo ed è applicabile anche alle sessioni. Inoltre, se sei smarrito in una condizione di pigrizia all'inizio del ritiro o della sessione, questo peggiorerà e diventerà più difficile e in seguito sarà complesso correggerlo. Quando invece cominci facendo delle sessioni di pratica brevi, è facile meditare fino alla fine della sessione o del ritiro e puoi continuare senza problemi. Se la mente è concentrata in modo chiaro e unidirezionale sulla meditazione che stai facendo, qualunque sia, sarai in grado di rimanere su di essa per molto tempo. Nel caso in cui non è chiara, rendi la visualizzazione vivace e vivida, resta rilassato e senza costrizioni e nel frattempo tieni a mente: "In questo modo io mediterò".»


IX Karmapa Wangchung Dorje (1556-1603)

Tratto da Mahamudra. The Ocean of True Meaning
Tradotto da C.R.
Immagine: courtesy of https://www.himalayanart.org

21 novembre 2019

Karma – causa ed effetto


«Possiamo cambiare le condizioni in cui viviamo e diventare sempre più consapevoli di questa possibilità: abbiamo a che fare con la legge di causa ed effetto, il karma. Sicuramente ci sono cause che maturano adesso e di cui siamo in balia, ma siamo comunque e proprio noi a determinare il nostro futuro attraverso pensieri, parole e azioni. Tutto quello che sperimentiamo è il risultato delle nostre azioni e ha a che fare con noi stessi! In ogni istante, per esempio, l’amore dato o rifiutato decide che cosa avverrà successivamente nel corso di una relazione. Persino nel momento stesso in cui un dramma sta per emergere possiamo consapevolmente lasciare delle impronte utili nel mondo: impressioni che spalancheranno la porta dell’arricchimento, della gioia e di ciò che è significativo, stimolando uno sviluppo nella direzione di valori, amore e surplus duraturi. Perché non sono gli altri a essere responsabili della nostra vita, lo siamo noi. Quando nella coppia c’è una situazione difficile e si litiga, la colpa non è sempre e necessariamente dell’altro. Dovremmo piuttosto trovare un modo per uscire entrambi da una condizione limitante. Chi altri mai dovrebbe farlo? Se aspettiamo sia l’altro, creiamo un meccanismo di dipendenza dal partner e ci esponiamo al suo cattivo umore. Al contrario, ognuno dei due è libero di imporsi con energia per mettere fine a un litigio. Non si tratta di chi ha colpa o meno: alla fine si vince in due. Purtroppo è soprattutto chi non ha in mano delle buone carte a non riconoscere le proprie possibilità. Utilizzando una metafora, possiamo paragonare chi ha compiuto molte azioni nocive a un uomo che si trova alla fine di un corridoio inseguito dalla polizia o da qualche criminale che vuole estorcergli qualcosa. Si ritrova ovviamente in una condizione limitata e con un raggio d’azione ristretto. Chi invece ha compiuto delle azioni positive percepisce il mondo come gioioso e illimitato e sperimenta le infinite possibilità intrinseche alla mente. In tal caso sarà la stessa polizia ad aprirgli la porta o il delinquente a consegnargli addirittura la refurtiva.»


Lama Ole Nydahl
Tratto da Il Buddha e l'Amore
http://edizioni-mediterranee-buddha-e-amore.blogspot.com
https://www.facebook.com/BuddhaeAmore

16 novembre 2019

Monaci, laici e realizzatori – Il Buddhismo nella vita quotidiana


«Per i tibetani ci sono tre modi possibili per applicare gli insegnamenti del Buddha, mentre altre culture di tradizione buddhista ne conoscono solo due: la classe del celibato di monaci e monache, e quella dei laici. In Tibet invece la vera trasmissione è sempre avvenuta nell’ambito dei realizzatori (tib.: naljorpa – sanscr.: yogi), che nel corso dei secoli hanno mantenuto le istruzioni del Buddha (soprattutto la Via di Diamante) realistiche e pure.
I monaci e le monache, è ovvio, conducevano vite separate e protette nei monasteri e seguivano rigide regole di condotta, ma spesso erano anche in balia della politica. I laici si prendevano cura delle famiglie e della società, avevano un lavoro, davano un sostegno agli insegnanti e ai monasteri e, quando possibile, applicavano gli insegnamenti nella vita quotidiana. I realizzatori vivevano al di fuori delle limitazioni della società, spesso in caverne, con diversi partner, e usavano ogni stimolo per riuscire a conoscere la mente. I grandi yogi e maestri realizzati Milarepa e Drukpa Künley ne sono famosi esempi.
Milarepa divenne molto conosciuto in tutto il Tibet per i suoi canti di saggezza; in gioventù, su insistenza della madre, uccise trentacinque nemici della sua famiglia, e in seguito provò a usare i metodi del Buddha per rimuovere la cattiva coscienza dalla mente. Per trent’anni visse nelle caverne dell’Himalaya, sopravvivendo soprattutto mangiando ortiche pungenti, e realizzò che il suo io era una pura illusione della mente grazie all’ausilio delle meditazioni della Via di Diamante. Da lì in poi non ebbe più paura di nulla e fu capace di percepire i pensieri che si manifestavano come evento gioioso della mente, e di riconoscere che una mancanza di attenzione li faceva dissolvere.
Drukpa Künley divenne famoso perché non smise mai di evidenziare i concetti abituali delle persone. In particolare, aveva un modo veloce di smascherare i giochi artificiosi legati a moralità e decenza, e perciò dirigeva l’attenzione di alcuni verso la natura della mente, di altri verso il loro comportamento limitante. Amava esporre al pubblico ludibrio gli insegnanti ipocriti che erano più interessati al successo e alle donazioni da parte dei loro studenti che agli studenti stessi. Con la sua possente presenza portò molte donne sul cammino verso l’illuminazione, e molte poi si evolsero in modo rapido proprio grazie alle meditazioni da lui imparate. Intorno a Drukpa Künley accadevano miracoli; ancora oggi è venerato in Bhutan per la sua realizzazione e per i suoi campi di forza in grado di realizzare gli auspici.
Al presente le persone che vivono in paesi sviluppati possono scegliere quanti eredi mettere al mondo, e di conseguenza da noi non ci sono i presupposti per grandi monasteri, mentre in tempi antichi non si poteva far l’amore senza avere figli – una limitazione del tempo a disposizione per studiare e meditare, ancora di più di quanto lo siano oggi. Quindi, le donne e gli uomini che seguivano l’esempio del Buddha vivevano separatamente, ma non perché i suoi insegnamenti fossero ostili al corpo. Nonostante tali circostanze vadano tuttora bene per alcuni, le regole date dal Buddha per la vita nei monasteri sono adatte per molte meno persone rispetto a prima.
In Occidente le differenze tra i realizzatori e i laici sono più sfumate, mentre in precedenza i due gruppi erano ben separati. In Tibet, dove gli yogi facevano a gara con i monaci e le monache riconoscibili dai vestiti rossi per ottenere il sostegno materiale della classe lavoratrice, dovevano anche risultare distinguibili nell’aspetto perché la popolazione li notasse, e allora si presentavano in scena vestiti di bianco e come degli hippy trasandati.
Ora questo non è più necessario: i laici non devono avere un mucchio di bambini che si prendano cura di loro nella vecchiaia, hanno il sistema previdenziale alle spalle, e i capelli ostentatamente allo stato brado, l’abbigliamento o il comportamento eccentrico non fanno più colpo su nessuno. I miei studenti in tutto il mondo conducono vite significative da laici vivendo la quotidianità nel modo più abile e utile possibile. La loro visione in generale è il Grande Sigillo – la visione dei realizzatori.»


Lama Ole Nydahl
Tratto da Le cose come sono

4 novembre 2019

Parlando delle statue dei buddha


Capita sempre più spesso, passeggiando per le vie dello shopping cittadine, di scoprire in vetrina delle statue raffiguranti dei buddha; che siano esposte come richiamo o siano in vendita, è diventato di moda utilizzare questi oggetti a scopo decorativo. È invece poco noto il profondo beneficio che deriva dall’averne buona cura.


Le statue rappresentano la presenza del buddha e del Lama. Un buddha opera sempre, e sopra ogni cosa, a beneficio degli esseri e indica le qualità illimitate insite in tutti noi. La forma esteriore ricorda questo concetto a livello intellettuale, mentre in modo non consapevole vengono depositate nel principio cosciente delle impronte che ci riportano costantemente agli insegnamenti del Buddha, e a livello energetico agevolano il lavoro con la mente. Ecco perché le statue dei buddha vengono utilizzate per consolidare i luoghi in cui si medita e per permettere alle altre persone un accesso facilitato agli insegnamenti buddhisti grazie all’entrare in contatto con questi oggetti.

Acquistare una statua

La forma esteriore, eseguita nel modo più perfetto possibile seguendo delle regole tramandate dalla tradizione, rappresenta il corpo illuminato del Buddha. Tenendo a mente questo principio, si capisce che ha senso stare attenti alla qualità delle statue al momento dell’acquisto. Un solo esemplare è già sufficiente per ottenere il pieno beneficio derivante dalle statue dei buddha, non c’è alcuna necessità di procurarci proprio tutto ciò che, sul nostro cammino, attira la nostra attenzione o ci passa per la testa.
Quanto accade nella mente è fondamentale. Sicuramente possiamo raggiungere la liberazione e l’illuminazione anche senza rappresentazioni del Buddha; Milarepa di certo non aveva statue nella sua caverna – a livello ultimo, la libertà illimitata e atemporale della mente è riconoscibile attraverso qualsiasi manifestazione. Le manifestazioni dei diversi buddha e bodhisattva, protettori e Lama così come sono state descritte dal Buddha e dai Lama, però, hanno una forza particolare nell’agire sulla nostra mente che d’abitudine è orientata alla vita di tutti i giorni. Maggiore è la corrispondenza tra le vere e proprie manifestazioni degli aspetti buddhici e dei Lama, e il modo di raffigurarli, maggiore è l’efficacia delle statue; in questo dipendiamo da quanto raccontato dal Buddha e dai Lama realizzati, i soli a sapere come sono in realtà forme e attributi. Quando gli artisti, loro stessi buddhisti, si attengono con precisione alle indicazioni date dai Lama, si può fare affidamento sulla correttezza delle statue, ma dato che in Nepal e in India la produzione di statue è diventata ormai un settore commerciale, è necessario in ciascun caso esaminare bene la "merce" al momento dell’acquisto. Di conseguenza, dobbiamo avere ben chiaro come viene rappresentato correttamente l'aspetto buddhico che vogliamo acquistare.
Nello stato di emanazione i buddha si manifestano per lo più proprio come il Buddha Shakyamuni, con la tonaca. Altri rappresentano lo stato di gioia, espresso attraverso i gioielli dei bodhisattva – per esempio la corona a cinque punte, le collane, etc.; un esempio è Occhi Amorevoli. I rari aspetti totalmente senza vestiti né gioielli simboleggiano lo stato di verità.
I buddha, i bodhisattva e i protettori sono seduti o in piedi su dei fiori di loto, mentre i Lama vengono raffigurati su dei fiori di loto o su un trono; forme che si usano raramente, soprattutto gli aspetti di protezione, siedono o stanno in piedi su determinati animali. Ogni aspetto mostra precisi elementi distintivi, come per esempio lo star seduto, lo stare in piedi o addirittura il fare un salto. Per quanto riguarda il numero di braccia, gambe, teste e occhi, e le loro proporzioni, esistono indicazioni molto dettagliate, così come per la postura tenuta in ogni singolo caso, per gli attributi portati e il modo di portarli.*
Alcuni buddha appaiono in diverse forme, per cui c’è la possibilità che la rappresentazione corretta sia più di una. Ogni dettaglio, comunque, ha un significato profondo e dovrebbe quindi essere rappresentato nel modo più giusto possibile. 


Accanto alla precisione in termini di forma, anche la qualità artigianale della raffigurazione ha la sua importanza. La maggior parte delle statue, soprattutto nella tradizione tibetana e nepalese, sono fusioni in ottone o rame, cave al loro interno. Linee precise e superfici lisce sono in questo caso segni di qualità; al contrario, molte finiture aggiuntive spesso tradiscono la scarsa lavorazione e gli errori.
Le statue con una lavorazione di particolare pregio hanno un prezzo notevole già a partire dal produttore, dato che hanno richiesto molto tempo e capacità. Non è quindi assolutamente pensabile procurarsi una statua di prima classe a un prezzo d’affare. Pertanto, l’acquisto di statue di elevata manifattura artigianale non è solo una questione di gusti ma anche e soprattutto di portafoglio. Una particolare attenzione va riservata all’acquisto delle cosiddette statue antiche: il 99% risulterà essere falso, e una statua che lo fosse veramente sarebbe con altissima probabilità refurtiva.
Nel caso di statue tibetane e nepalesi le teste sono spesso già dipinte, mentre tradizionalmente questo sarebbe l’ultimo passaggio dopo il riempimento; dipingere gli occhi, o “aprirli” come si suol dire, è considerato il punto culminante dell'intero processo. Per dipingere i volti vengono usati dei pigmenti contenenti dei leganti naturali che, in quanto tali, non sono resistenti né all’acqua né all’abrasione. È perciò assolutamente necessario evitare di toccare il volto con le dita o lasciare che si bagni, come invece è capitato a una nostra amica che ha dimenticato di avvisare la sua donna delle pulizie – la quale spesso passava uno straccio umido sul volto di una bella statua di Tara. I pigmenti non sono ricostruibili in modo esatto, e in casi come questo è necessario lavare via tutta la vecchia pittura e farla rifare da capo da uno specialista. Per questa Tara lo abbiamo fatto e tutti quelli che la conoscevano da prima sono concordi nell’affermare che ha guadagnato in vivacità –il danno alla fine ha prodotto in effetti un guadagno.
Le statue che importiamo sono, nella maggioranza dei casi, già dipinte e per il momento possiamo essere contenti di questo fatto; ma la conoscenza e la tecnica relative alla pittura delle statue sono già arrivate in Occidente, e alcuni amici le imparano per far sì che in futuro siano sempre più diffuse. Chi è in grado di maneggiare abilmente un fine pennello, chi desidera lavorare in questo ambito a lungo termine e con responsabilità ed è disposto a rinunciare alla creatività artistica, è invitato caldamente a imparare questo lavoro.
Purtroppo la parte interna delle statue che vengono importate e acquistate è poco curata, e spesso molte sono sporche di argilla e fuliggine. Chi ne avesse la possibilità dovrebbe insistere sulla pulizia delle pareti interne.

Riempimento e benedizione

Se poi utilizziamo le statue come rappresentazioni di aspetti buddhici, è molto consigliato farle benedire dal Lama; provvisoriamente, applichiamo (all’esterno o inserendole internamente) delle cose che veicolano la benedizione, come per esempio nodi dei protettori, riso benedetto o oggetti provenienti da luoghi sacri. Se durante i corsi facciamo benedire la statua da Lama Ole Nydahl, a essa vengono attaccati un nodo dei protettori e una bustina che contiene un insieme di reliquie. Presso i centri della Via di Diamante è possibile richiedere il riempimento definitivo secondo i dettami della tradizione.
Una pulizia accurata delle pareti interne precede il riempimento. Elementi essenziali di questa procedura sono i tesori buddhisti che portano la benedizione di maestri realizzati o che provengono da determinati luoghi intrisi di forza.


L'albero della vita costituisce l'asse energetico centrale della statua e viene fatto su misura a partire dal legno di un albero selezionato, la cui direzione di crescita è stata accuratamente identificata; la snella forma dell’obelisco che ne deriva si assottiglia, in modo conforme, verso l’alto.
Il lato dell’albero un tempo rivolto a est viene allineato con il lato frontale della statua; l’albero della vita viene dipinto di rosso e oro e su di esso vengono scritte delle sillabe in tibetano. Tutt’intorno vengono posizionati dei rotoli di mantra; si tratta di rotoli preparati con determinati mantra stampati e colorati con dello zafferano.
Il basamento della statua, che nella maggior parte dei casi rappresenta un fiore di loto o un trono, equivale alla stanza del tesoro e viene riempito anche di tesori mondani quali pietre preziose e semipreziose, metalli preziosi, fiori e spezie, a costruire un legame tra la realtà relativa e la massima visione intuitiva di un buddha.
Attraverso l’utilizzo di incenso in polvere e fiori si evita che rimangano vuote delle cavità. In Asia si crede così di impedire l’accesso, nei punti vuoti, a delle energie disturbanti.
Tutti i passaggi vengono condotti con particolare pulizia, cura e attenzione.
Quando il riempimento della statua è completato, si procede con la chiusura definitiva; ora rappresenta un campo di forza buddhico completo e non dovrà mai più essere aperta.
Va da sé, inoltre, che la statua non è più commercializzabile. È possibile tuttavia regalarla, ma dovremmo sempre valutare se chi la riceve è in grado di apprezzarla e se davvero intende assumersene la responsabilità.
Il riempimento dell’interno con i rotoli dei mantra che esprimono l’aspetto della parola del Buddha, e quindi la benedizione data da un maestro buddhista a rappresentarne la mente, portano infine la piena efficacia.
A questo punto la statua è da considerarsi perfetta, anche se fossero riconoscibili dei piccoli difetti – ma critici verso l’oggetto dovremmo esserlo prima dell’acquisto. Nel caso avessimo già un esemplare di statua che presenta dei chiari difetti esteriori incorreggibili abbiamo la possibilità di posizionarla in maniera tale che l'imperfezione appaia meno visibile.


Uso



È utile per il nostro ambiente che la statua venga collocata là dove in molti hanno la possibilità di vederla in quanto ogni contatto, anche inconsapevole, con una di queste forme crea una connessione che è di beneficio.
Un luogo favorevole può essere ad esempio una posizione precisa nell’ingresso o in salotto. Più frequentemente le statue dei buddha vengono utilizzate nel luogo dove meditiamo perché hanno un effetto stabilizzante in termini di energia, sia sul luogo che su noi stessi, e ci ricordano di meditare; il consiglio è quello di sistemarle in una posizione apposita, più in alto rispetto al nostro sguardo, perché l’orientamento verso l’alto aiuta.
Statua, testo e stupa vengono classicamente disposti sull’altare in base al principio che la statua rappresenta il corpo del Buddha, il testo la sua parola e lo stupa la sua mente. Nel caso possedessimo più statue o più immagini di riferimento, potremmo seguire il consiglio dato da Lama Ole di sistemarle seguendo l’albero di rifugio, con lo stupa a simboleggiare il sangha.
Accanto agli oggetti rappresentanti il rifugio come le statue, le immagini dei buddha, gli stupa e i testi buddhisti, sull’altare non devono essere posti oggetti mondani se non le offerte; soprattutto non devono essere presenti immagini di esseri non liberati.
Se la stanza lo permette, la posizione ideale per sistemare l’altare dedicato ai buddha è a ovest, così le statue guardano verso est. Se dormiamo nella stessa stanza dell’altare è di beneficio sdraiarsi con la testa rivolta verso gli oggetti che rappresentano il rifugio, perché facilita l’accesso alle nostre qualità interiori e produce impressioni di ricchezza nella mente che servono per fare offerte ai buddha, anche solo simboliche.


Per fare offerte esiste un sistema tradizionale dettagliato, con sette ciotole il cui contenuto va rinnovato giornalmente. Nella vita di tutti i giorni in Occidente non funziona molto bene, tante persone non ce la fanno a occuparsi di queste cure quotidianamente, il che porta ad avere acqua e alimenti – e, di conseguenza, anche l'impronta sulla mente – non sempre freschi; e per quello che riguarda gli altari visibili al pubblico questa forma tradizionale spesso risulta esotica.
C’è anche la possibilità di adottare una forma semplice di fare offerte in cui una candela o una ciotola d’acqua possono essere utilizzate a rappresentazione di tutte le cose belle: a ogni modo è soprattutto quello che noi ci immaginiamo che fa la differenza.
La più grande forma di generosità è diffondere il Dharma; in particolare possiamo dedicare il nostro lavoro nei centri mentre facciamo le offerte al Buddha.


Salutare i simboli che rappresentano il rifugio con le prosternazioni è di beneficio ma questa pratica esteriore è stata abolita per evitare di essere associati ai musulmani; tuttavia, niente ci impedisce di inchinarci mentalmente o di fare le prosternazioni quando siamo a casa.

Spesso viene utilizzata l’espressione “meditare su una statua”; semplicemente vuol dire che il suo impiego diventa significativo durante la meditazione, dato che nella Via di Diamante continua la consueta pratica di meditare su un aspetto buddhico o sul Lama come forma di energia e luce, proprio come ci insegna il nostro Lama.
Spesso si discute sulla possibilità di muovere e trasportare una statua, ma la domanda è superflua una volta interiorizzato il suo significato profondo. Ecco che allora toccare e spostare questo oggetto rispettosamente qualora ce ne fosse bisogno diventa un fatto naturale.

Di norma è sufficiente passare di tanto in tanto la statua con un panno asciutto per pulirla dalla polvere, tuttavia se resta attaccato dello sporco si può ricorrere a un panno umido sulle superfici di metallo e all’occorrenza utilizzare dell’alcol. Il volto dipinto può essere spolverato solo da asciutto ed eventualmente con l’utilizzo di un pennello pulito e morbido.


Una statua agisce in quanto espressione dell’attività del Buddha su tutti gli esseri, però il bronzo sopravvive di gran lunga alla vita di una persona. Questa consapevolezza rende ancor più piacevole prestare attenzione alla qualità della statua al momento dell’acquisto, maneggiarla con cautela e prendersene cura affinché l’oggetto possa giungere in mani fidate dopo questa vita.


*Utile fonte di informazione è il libro illustrato Raum und Freude / Space and Bliss, pubblicato da Buddhistischen Verlag (Wuppertal, 2013), ma senz’altro aiuta anche consultare buddhisti esperti e coinvolgerli per un consiglio durante l’acquisto. 

Fonte: Werner Braun – Praktisches zu Buddhastatuen, Buddhismus Heute 42, 2006
Tradotto da M.R. e I.T.