24 marzo 2014

 
 
«Tutti abbiamo il potenziale per essere felici; siamo nati con esso. Il modo per accedervi è semplicemente vivere in modo dignitoso, avere la pazienza di trasformare i nostri ostacoli, essere gentili e volere pochissime cose. In tibetano questo è noto come "dö choung chok she": avere pochi desideri ed essere felici con ciò che si ha.»
 
 
S.S. il XVII Karmapa Trinlay Thaye Dorje
Tradotto da C.R.

21 marzo 2014

 
 
«Chi riesce a riconoscere lo specchio dietro alle immagini mutevoli da esso riflesse, non perde di vista l'oceano senza tempo sotto le onde e riesce a percepire attraverso tutte le esperienze il soggetto che sperimenta, lavorerà instancabilmente e senza avere dubbio alcuno per il beneficio degli esseri. Contemporaneamente sia la sofferenza che la gioia vengono considerate con la stessa felice meraviglia, che nasce per il semplice fatto che tali fenomeni si possono manifestare. Capire che la mente non ha limitazioni rende liberi: si gode delle cose previste e di quelle impreviste senza sprecare energia.»
 
 
Lama Ole Nydahl - Il Grande Sigillo. Spazio e gioia illimitati

12 marzo 2014

*** ERRATA CORRIGE: la sessione di domenica del corso con Markus Kuhn inizierà alle ore 10.00

9 marzo 2014

 
 
«La fiducia nel fatto che la mente è a livello ultimo spazio indistruttibile, e che ogni perfezione è ad essa inerente simultaneamente, aiuta anche a 'lasciarsi correre addosso' i dolori e a percepirli come meno veri. Chi, meditando in profondo assorbimento, ha vissuto l'esperienza di quella gioiosa consapevolezza che si trova al di là e tra i fenomeni muore appagato e, in futuro e per il bene di tutti gli esseri, sceglierà quei reami di esistenza nei quali potrà più efficacemente fare cose significative insieme agli amici delle vite precedenti e rimuovere i veli che ancora saranno rimasti sulla mente.»
 
 
Lama Ole Nydahl - Von Tod und Wiedergeburt
Tradotto da M.S.

2 marzo 2014

Sua Santità il XVII Karmapa Trinlay Thaye Dorje risponde alle vostre domande

• Sua Santità, che cosa mi impedisce di realizzare la mia vera natura, la natura di buddha?
 
 

  
Forse è una mancanza di spirito di avventura ciò che ci trattiene dal realizzare la nostra autentica natura. E' facile abituarsi alla vita ordinaria, alla routine di tutti i giorni e, come risultato, non vogliamo abbandonare l'atmosfera che ci è familiare, la vita a cui siamo abituati. Ci manca lo spirito di avventura.

Penso che questo sia radicato in una profonda paura: paura di stare faccia a faccia con noi stessi; paura di sapere esattamente chi siamo. E' un po' come dire che abbiamo paura di guardarci allo specchio e di vedere il nostro stesso riflesso.
 
La difficoltà, o piuttosto la sfida, deriva certamente dal credere che gli elementi ordinari delle nostre vite in qualche modo definiscano chi siamo. Talvolta può sembrarci che gli errori, gli sbagli, gli ostacoli e le prove che abbiamo affrontato siano diventati parte di noi. Ci frenano, lasciando il loro segno, a volte anche un senso di trauma. Tuttavia queste esperienze non fanno parte della nostra vera natura; in un certo senso, in realtà, possono impedirci di vedere chi siamo realmente.

Negli anni, uno schema abituale di questo genere può in qualche modo far sì che non crediamo nella nostra autentica natura, e farci pensare che l'idea che la nostra natura sia qualcosa di diverso sia solo un'illusione - un sogno speranzoso! Mi sembra quindi che questo sia ciò che dobbiamo sopraffare.

E' per questo motivo che dobbiamo avere un grande coraggio, ed essere un po' severi - anche un po' ostinati - per fronteggiare davvero noi stessi.

Come praticanti, tutti ci troveremo a un qualche livello faccia a faccia con le emozioni, le sfide e gli ostacoli di cui facciamo esperienza nella vita. Senza affrontarli onestamente, non realizzeremo mai e poi mai la nostra vera natura.

Quando davvero fronteggiamo noi stessi, quando vediamo il nostro reale  riflesso nello specchio, capiamo che gli errori di questa vita non sono altro che  manifestazioni del karma e dei klesha. Siamo allora in grado di accettare il modo in cui stanno le cose in maniera piuttosto efficiente. E' quasi come se stessimo etichettando o classificando le nostre esperienze ordinarie: una volta che in qualche modo le abbiamo messe nei posti che gli appartengono, non abbiamo da vedere nient'altro che noi stessi e il nostro effettivo potenziale. Serve coraggio per farlo. Ci vuole coraggio per affrontare la paura del passato, per avere la meglio sullo sbaglio di considerare le nostre esperienze negative come facenti parte del nostro vero io, ma dobbiamo farlo perché questo ci aiuta a realizzare la nostra autentica natura.

Tradotto da C.R.