30 novembre 2015

Un semplice passaggio da uno stato di coscienza a un altro


«Dovremmo prendere seriamente in considerazione la possibilità che la morte, come la nascita, possa essere un semplice passaggio da uno stato di coscienza a un altro. La nostra concezione della morte viene completamente trasformata dalla conclusione quasi inevitabile che, dopo la morte fisica, la coscienza non locale può continuare in un'altra dimensione in un mondo invisibile e immateriale che contiene passato, presente, e futuro.
La coscienza non è confinata al cervello perché è non locale, e il nostro cervello agevola la nostra esperienza della coscienza, piuttosto che produrla. Mentre la nostra coscienza di veglia ha una base biologica in quanto il nostro corpo funziona come un'interfaccia, non esiste alcuna base biologica per la nostra coscienza senza fine e non locale che ha le sue radici nello spazio non locale. La coscienza di veglia viene sperimentata attraverso il corpo, ma la coscienza senza fine non risiede nel nostro cervello.
Un necrologio in cui mi sono imbattuto recentemente recava le seguenti parole: "Ciò che hai perisce; ciò che sei sopravvive al di là del tempo e dello spazio". La morte segna solamente la fine del nostro aspetto fisico; in altre parole, noi abbiamo un corpo, ma siamo coscienza. Liberi dal nostro corpo, siamo ancora in grado di avere esperienze coscienti, siamo ancora esseri senzienti. Di recente una persona che ha vissuto un'esperienza di pre-morte mi ha scritto: "Posso vivere senza il mio corpo, ma apparentemente il mio corpo non può vivere senza di me". Dopo che il corpo è morto, siamo in contatto con o, piuttosto, diventiamo una parte cosciente di questa coscienza senza fine e non locale.»


Pim Van Lommel, cardiologo olandese, studioso delle esperienze di pre-morte
Tratto da Consciuosness Beyond Life. The Science of the Near-Death Experience
Tradotto da C.R.


#ilprocessodellamorte


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