Cari tutti,
oggi è la Giornata internazionale della felicità istituita dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Vorrei iniziare offrendo i miei auspici per la felicità di tutti voi, e vorrei invitarvi a riflettere sulla natura della felicità stessa. Del resto ognuno di noi, in un modo o nell'altro, sta cercando la "felicità".
Da un'ottica buddhista, sebbene celebrare gli aspetti della vita di tutti i giorni sia di beneficio, essi sono temporanei per loro natura. É quindi importante ragionare su ciò che è al di là del tempo e su come possiamo sperimentare una felicità veramente duratura.
La scorsa settimana ho guidato un corso di meditazione aperto al pubblico, basato su un un'antica opera letteraria, La via del bodhisattva, scritta da un buddhista indiano chiamato Shantideva. Uno dei temi principali di questo scritto grandioso è la consapevolezza. Riflettendo sul testo e cercando di capire le nostre tante qualità innate, siamo arrivati a una comprensione semplice ma di grande forza.
Semplicemente attraverso la sola pratica della consapevolezza – senza dover effettivamente puntare alla felicità in qualche modo – siamo riusciti in qualche maniera a sperimentare, e a capire a modo nostro, come siamo arrivati a questa cosa che chiamiamo il presente. E grazie a questa esperienza è nata una condizione atemporale, libera dal fardello del passato e libera dalla paura e dalle aspettative del futuro.
Forse questo è la felicità che stavamo cercando? Tale comprensione ha fatto sì che il tempo sembrasse scomparire: è diventato quasi irrilevante e, paradossalmente, al di là del tempo.
É probabile che per alcuni l'esperienza sia stata così fugace, di così breve durata, che nel momento in cui abbiamo lasciato il comfort e il contesto della sala di meditazione siamo tornati esattamente là dove avevamo cominciato.
Tuttavia, se così si può dire, in quel momento abbiamo davvero visto un barlume di quello che Shantideva stava cercando di trasmettere attraverso la tecnologia del suo insegnamento. Sebbene La via del bodhisattva sia stato scritto all'inizio dell'VIII secolo, la pratica dell'introspezione consapevole o consapevolezza è sembrata di grande rilevanza a tutti noi. Attraverso tale pratica siamo stati in grado di riconoscere perfino le nostre funzioni più basilari, come il respirare, l'aprire e chiudere gli occhi, il pensare. Non importa quanto ordinarie o banali potessero sembrare, questa introspezione consapevole ha prodotto delle esperienze molto solide e ci ha portato a comprendere che siamo qui in questo preciso momento. Non ci troviamo in qualche posto "là fuori", nelle zone più remote dell'universo in qualche luogo insignificante, come un punto blu intorno ad altri punti chiari. Siamo qui. Siamo arrivati in questo momento presente.
Forse questa è una scoperta formidabile. Forse no! Ad ogni modo, è stata un'esperienza fondamentale, e sembra davvero appropriato condividere questo in occasione della Giornata internazionale della felicità promossa dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Possa questa semplice condivisione di un momento portare a tutti un certo senso di consapevolezza e aiutarvi ad arrivare in questo momento che chiamiamo "ora".
Con compassione,
Thaye Dorje
Sua Santità il XVII Gyalwa Karmapa
Photo credit: Tokpa Korlo
Tradotto da C.R.