«L'essenza degli insegnamenti, a mio avviso, in realtà è estremamente semplice, e il motivo per cui l'autentica profondità del Buddhismo in qualche modo è difficile da comprendere sta nel fatto che è davvero elementare. Il reale significato del Buddhismo non è molto complicato in quanto misterioso e arduo da spiegare, non si tratta affatto di questo. Piuttosto, è complesso perché è così facile, troppo facile da comunicare alla nostra mente complicata. Questo è il punto: la nostra mente, in generale, non è per niente complessa, e invece è molto semplice, molto chiara; nella sua natura non esiste alcun genere di speranza o paura, né di fatto qualcos'altro. Osservando un bambino ai primi passi, possiamo renderci conto di come il suo modo di vedere lo stesso mondo che vediamo noi sia del tutto elementare; in quella fase della vita dentro di lui non è presente quasi nessuna delle nostre paure e speranze. Ovviamente, crescendo impara i nostri modi complicati e rende le cose sempre più difficili. E ora, quando cerchiamo di cogliere qualcosa di semplicissimo, siamo così abituati a rapportarci alle cose in modo assai complesso che diciamo a noi stessi: "Deve per forza essere complicato!". Crediamo pertanto che debba esserci un qualche aspetto che non vediamo, e utilizziamo qualsiasi mezzo disponibile per trovare questo elemento misterioso. Tuttavia, dato che non si tratta di qualcosa di difficile, non lo troveremo: fin dall'inizio, infatti, non c'è mai stato niente di complicato. Il risultato è che in qualche modo confermiamo il nostro dubbio, pensando che debba esserci davvero un qualche aspetto oscuro. Visto che non troviamo niente, inventiamo qualcosa, un'etichetta, da applicare sopra tale perplessità, e questo rende le cose estremamente difficili.
E così, ora che ci sono tutti questi differenti aspetti del percorso, ora che abbiamo tutti questi elenchi e sintesi - i cinque skandha (i cinque aggregati), le quattro nobili verità, etc. -, e i nostri rituali, e ciascun pizzico di questo e quello... Tutto ciò avvalora i nostri dubbi sul fatto che il Buddhismo sia complicato! In questo modo rischiamo di smarrire la nostra via e interpretare erroneamente il percorso fino al punto di farlo diventare molto individuale. Questo non aiuta nessuno, e in tale processo finiamo per confondere noi stessi e anche gli altri.
Dopo un po' di tempo, abbiamo bisogno di tornare alla realtà; ne risulta che torniamo al punto di partenza, e ci sembra che sia molto più autentico di qualsiasi altra cosa. Si tratta di un tipo di scenario che certamente è molto possibile. Corriamo il rischio di perdere questo prezioso percorso e questo prezioso insegnamento che è ancora a nostra disposizione.
Fondamentalmente, è quasi inverosimile. La ragione per cui il Buddhismo è semplice è il fatto che indica continuamente lo sviluppo di compassione e saggezza. Nient'altro, tutto qua. Tuttavia, per la nostra mente complicata sentire solamente questo in un certo senso non è abbastanza, ci sembra troppo comune, troppo sopravvalutato; diciamo quindi a noi stessi che deve esserci qualcos'altro, qualcosa in più. In realtà, però, non credo sia così, penso che compassione e saggezza siano davvero tutto ciò intorno a cui il percorso verte. Sia che trascorriamo molti anni a praticare, o molti anni in meditazione, alla fine l'obiettivo principale è coltivare, acquisire, e preservare questi due aspetti.
Ora, se esiste qualcosa di difficile, se esiste una sfida, ha più a che fare con l'assicurarsi di non perdere di vista la semplicità del Buddhismo, ed è dunque questo quello che dobbiamo comprendere e poi trasmettere agli altri. Spero enormemente che ognuno di voi sarà in grado di conseguirlo.»
XVII Karmapa Trinley Thaye Dorje
Tratto da un insegnamento tenuto in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico del Kibi, 12 settembre 2015
Tradotto da C.R.