«Dal momento in cui ho incontrato per la prima volta dei puri insegnamenti buddhisti, è stata come una rilevazione. Sin dall'infanzia ho sempre avuto molte domande nella mia mente, mi interrogavo sul significato dell'esistenza e cose simili. La Danimarca è un paese cristiano, ma non molto religioso, e il Cristianesimo che vi ho conosciuto non mi dava le risposte che stavo cercando: non potevo accettare il concetto di un unico dio creatore, la retorica secondo cui se non credevi in dio eri dannato per sempre, o che chi non credeva in dio era perso. Questo non ha mai avuto senso per me. Inoltre, mi interessava molto ciò che succedeva alla mente quando una persona moriva. Mi ponevo tante domande su questo genere di cose quando ero giovanissima.
Successivamente, durante l'adolescenza, mi sono dedicata a molte attività mondane; mi sono fatta distrarre e non ero così presa da queste questioni. Poi ho incontrato Ole, e abbiamo iniziato a prendere sostanze psichedeliche: dal mio punto di vista, si trattava di una continuazione della ricerca di risposte e soprattutto del tentativo di esplorare la mente. A parte aver rotto qualche concetto rozzo relativo alla solidità e realtà del mondo, e aver ottenuto in questo modo un assaggio della natura illusoria delle cose, nemmeno le droghe mi hanno dato alcuna risposta. Il problema era che invece ci si aggrappava alle esperienze come fossero reali, e questo era persino peggio e più difficile da purificare.
I primi insegnamenti buddhisti diretti che ho letto, nel 1968, si trovavano in un libro intitolato Lo yoga tibetano e le dottrine segrete. All'inizio del volume c'era un testo scritto da Gampopa, La ghirlanda di preziosi gioielli, tradotto da Evans-Wentz: si tratta di una raccolta di insegnamenti, presentati in serie di consigli, che inizia su un livello relativo ordinario e ti guida fino agli insegnamenti assoluti. Ha risposto a tutte le questioni su cui mi ero interrogata. E' stata un'esperienza molto forte per me, come tornare a casa.
In seguito abbiamo incontrato il nostro insegnante, il Karmapa, e abbiamo iniziato a praticare. Da allora, è stato un processo consistente nel cercare di assimilare il più possibile gli insegnamenti. E' incredibile quanto siano vasti e profondi, non hanno davvero fine. Ogni istruzione e pratica che mi è stata data ha sempre confermato la verità degli insegnamenti del Buddha e mi ha portato a una comprensione più profonda. Sentendo quanto il Dharma mi ha aiutato, e vedendo quanto è di beneficio anche per gli altri, provo un'enorme gratitudine per il fatto di riuscire a usare la mia vita così come faccio.»
Hannah Nydahl
Tratto da un'intervista rilasciata a Kagyu Life International nel 1995
Tradotto da C.R.
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