Penso che con la pratica e con il Buddhadharma, conoscendolo in modo più approfondito, lentamente impariamo e capiamo che la morte di fatto è una parte della vita, che non è separata. Se fosse tale, infatti, sarebbe una qualche cosa, ma non è così, e non esiste alcun modo per dividere in qualche maniera la vita dalla morte e la morte dalla vita. Possiamo arrivare alla pace e sciogliere la contraddizione solo nel momento in cui riusciamo ad accettare questo fatto, e spesso è la parte più difficile. Dato che non vogliamo accettarlo, vogliamo cambiare le cose: faremo qualsiasi cosa per cambiarle, a volte non rendendoci nemmeno conto di quel che ci vorrà per farlo. E' per questo motivo, pertanto, che alla fine si tratta davvero di accettare la morte. Anche se ovviamente è più facile a dirsi che a farsi, possiamo accoglierla, possiamo avere fiducia nel fatto che tutti noi ne abbiamo la forza, tutti noi possiamo riuscirci. Quindi, tutto quello che dobbiamo fare è assicurarci di non mettere noi stessi sotto pressione in qualche modo, e di prendere le cose un passo alla volta.
Ogni giorno, in ogni momento, accettiamo una piccola forma di morte, una piccola forma della realtà della vita. A quel punto non esiste più nessuna contraddizione, e persino la morte stessa avviene in modo tranquillo ed è qualcosa di importante. Proprio come vivere è significativo, anche morire diventerà significativo, sarà l'esempio perfetto per gli altri. Insegnare agli altri come morire serenamente e in modo appropriato è probabilmente quella che potrei definire la più grandiosa eredità che possiamo lasciarci dietro.
XVII Karmapa Trinley Thaye Dorje
Tradotto da C.R.
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