Qual è l'importanza, il significato, delle varie forme di buddha e dei loro ornamenti nella meditazione?
«Gli antichi praticanti dei tempi del Buddha – probabilmente intelligenti come noi oggi, ma che non frequentavano scuole e quindi non avevano molto nutrimento per la mente – pensavano che gli orecchini aumentano la pazienza, la spada e la lunga collana conferiscono energia, la cintura attorno allo stomaco produce forza, e così via.
Oggi la nostra interpretazione è basata su un sistema di feedback: in ogni luogo del mondo, quando le persone sentono qualcosa, fanno qualcosa in risposta. C'è una connessione fra il corpo e la mente, e una certa sensazione produce una determinata azione. Per indicare generosità mostriamo la mano destra piegata verso il basso, aperta e con il palmo rivolto in avanti. Per indicare protezione solleviamo la mano con il palmo aperto in avanti, mentre con altri gesti ancora indichiamo controllo o facciamo auspici. In tutti questi casi c'è corrispondenza fra esperienza e flusso di energia nel corpo.
Ciò che facciamo in meditazione crea campi di energia all'esterno: le varie forme di buddha di fronte a noi. Sono forme espresse dal Buddha per mostrarci i vari aspetti della mente. Quando ci concentriamo su queste forme esteriori, mentre guardiamo colore, posizione, ornamenti e così via, riceviamo un certo feedback interiore, e l'energia fluisce in maniera simile all'interno del nostro corpo. Questo è qualcosa che va completamente al di là di qualunque considerazione personale, oltre gli stati ordinari del “mi piace” o “non mi piace”. Lasciamo apparire queste forme – che esprimono la saggezza del Buddha e ci mostrano il potenziale della nostra mente a un livello di purezza ed energia – e poi creiamo fra noi e loro un ponte di energia che induce il feedback mediante il nostro corpo. Se pronunciamo la sillaba OM, sentiamo la testa vibrare, con AH la vibrazione è nella gola, con HUNG è al centro del petto. Insieme alle vibrazioni portiamo nei diversi centri anche più energia, più consapevolezza, più sangue, più realtà. Infine dissolviamo le forme in luce, le mescoliamo con noi stessi, lasciamo che tutto scompaia e impariamo a essere consapevoli senza essere consapevoli di alcunché: siamo semplice nuda consapevolezza senza centro e senza limiti.
Quando usciamo nuovamente da questo stato, possiamo decidere di riapparire nella forma del buddha su cui meditiamo, o del buddha che ci piace di più o in una forma di energia e luce che esprime la nostra natura illuminata. Tutti i pensieri ci appaiono come saggezza, tutti i suoni come mantra e qualunque cosa appaia nella mente è il suo libero gioco.
Se lo facciamo abbastanza spesso, cominciamo ad assumere quelle stesse qualità: diventano parte di noi. Queste qualità sovrapersonali – che sono i diversi aspetti della mente di buddha – diventano la nostra mente, la nostra vita. Questo sviluppo rende tutto prezioso e meraviglioso perché va veramente in profondità, ci cambia veramente al nostro centro, dentro di noi.
Come ho detto varie volte, la prova più grande dell'efficacia del Buddhismo non è saper spiegare tutto con ragionamenti e una cultura immensa. Può capitare che nella situazione in cui di solito diventavi arrabbiato, orgoglioso, confuso, o infelice, ti aspetti di riprovarne l'emozione. Invece non arriva, oppure arriva diluita al due per cento e quindi non puoi più prenderla seriamente. A quel punto sai veramente che le cose funzionano: sai come creare spazio libero e sai dare ricchezza interiore.»
Oggi la nostra interpretazione è basata su un sistema di feedback: in ogni luogo del mondo, quando le persone sentono qualcosa, fanno qualcosa in risposta. C'è una connessione fra il corpo e la mente, e una certa sensazione produce una determinata azione. Per indicare generosità mostriamo la mano destra piegata verso il basso, aperta e con il palmo rivolto in avanti. Per indicare protezione solleviamo la mano con il palmo aperto in avanti, mentre con altri gesti ancora indichiamo controllo o facciamo auspici. In tutti questi casi c'è corrispondenza fra esperienza e flusso di energia nel corpo.
Ciò che facciamo in meditazione crea campi di energia all'esterno: le varie forme di buddha di fronte a noi. Sono forme espresse dal Buddha per mostrarci i vari aspetti della mente. Quando ci concentriamo su queste forme esteriori, mentre guardiamo colore, posizione, ornamenti e così via, riceviamo un certo feedback interiore, e l'energia fluisce in maniera simile all'interno del nostro corpo. Questo è qualcosa che va completamente al di là di qualunque considerazione personale, oltre gli stati ordinari del “mi piace” o “non mi piace”. Lasciamo apparire queste forme – che esprimono la saggezza del Buddha e ci mostrano il potenziale della nostra mente a un livello di purezza ed energia – e poi creiamo fra noi e loro un ponte di energia che induce il feedback mediante il nostro corpo. Se pronunciamo la sillaba OM, sentiamo la testa vibrare, con AH la vibrazione è nella gola, con HUNG è al centro del petto. Insieme alle vibrazioni portiamo nei diversi centri anche più energia, più consapevolezza, più sangue, più realtà. Infine dissolviamo le forme in luce, le mescoliamo con noi stessi, lasciamo che tutto scompaia e impariamo a essere consapevoli senza essere consapevoli di alcunché: siamo semplice nuda consapevolezza senza centro e senza limiti.
Quando usciamo nuovamente da questo stato, possiamo decidere di riapparire nella forma del buddha su cui meditiamo, o del buddha che ci piace di più o in una forma di energia e luce che esprime la nostra natura illuminata. Tutti i pensieri ci appaiono come saggezza, tutti i suoni come mantra e qualunque cosa appaia nella mente è il suo libero gioco.
Se lo facciamo abbastanza spesso, cominciamo ad assumere quelle stesse qualità: diventano parte di noi. Queste qualità sovrapersonali – che sono i diversi aspetti della mente di buddha – diventano la nostra mente, la nostra vita. Questo sviluppo rende tutto prezioso e meraviglioso perché va veramente in profondità, ci cambia veramente al nostro centro, dentro di noi.
Come ho detto varie volte, la prova più grande dell'efficacia del Buddhismo non è saper spiegare tutto con ragionamenti e una cultura immensa. Può capitare che nella situazione in cui di solito diventavi arrabbiato, orgoglioso, confuso, o infelice, ti aspetti di riprovarne l'emozione. Invece non arriva, oppure arriva diluita al due per cento e quindi non puoi più prenderla seriamente. A quel punto sai veramente che le cose funzionano: sai come creare spazio libero e sai dare ricchezza interiore.»
Lama Ole Nydahl
Tratto da Domande e Risposte con Lama Ole Nydahl
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