24 dicembre 2016


Cari tutti,
i Bergamaschi Adamantini si prendono una piccola pausa per le festività natalizie, e il centro riaprirà al pubblico martedì 10 gennaio.
Vi auguriamo di trovare sotto l'albero energia per praticare e momenti felici con le vostre famiglie.
Possa il 2017 portarvi crescita e realizzare ogni vostro auspicio.


Buone feste!

19 dicembre 2016

Il Lama, il rifugio più importante

 
«In molte scuole si prende anche rifugio nel maestro; questo è il rifugio più importante nella Via di Diamante (il Buddhismo tibetano), così come nello Zen giapponese e nel Chan cinese. Egli permette l’accesso diretto alla ricchezza dell’illuminazione. Viene anche chiamato Lama (tib. – sanscr.: Guru), e il suo amore per tutti gli esseri dovrebbe essere lo stesso che una madre nutre per il suo bambino. Insieme al rifugio esterno di Buddha, insegnamenti e amici sulla via, da lui riceviamo anche le Tre Radici che permettono una crescita veloce: benedizione che dona fiducia, metodi che aprono la mente e protezione che dona attività e rende tutto pari a un passo sulla via.
Dunque, il Lama incarna l’intero rifugio e più profondi sono i metodi più rilevante lui diventa. Camminare ci viene spontaneo, e quando stiamo imparando a guidare vale la pena avere un insegnante, ma nessuno è in grado di perfezionare il volo senza prendere lezioni. Nel Buddhismo, come in tutti gli altri campi della vita, niente è più considerevole dei valori con i quali ci allineiamo; gli eredi del Buddha trasmettono agli studenti, non appena questi sono in grado di capire, il messaggio che solo la mente può essere un rifugio permanente.»
 
 
Lama Ole Nydahl
Tratto da The Way Things Are
Tradotto da M.S.
 
Immagine: Lama Ole, che indossa la veste tradizionale del protettore Mantello Nero, durante le cerimonie del Kagyü Monlam a Bodhgaya.
Photo credit: Tokpa Korlo

14 dicembre 2016

Live streaming del Kagyü Monlam

 
Cari tutti,

vi segnaliamo la possibilità di seguire via streaming il Kagyü Monlam 2016 tramite la pagina Facebook ufficiale di Sua Santità il XVII Gyalwa Karmapa Trinley Thaye Dorje. In particolare verrà trasmessa la recitazione de La sovrana fra le preghiere di auspicio di Samantabhadra.
 
 
«La pratica degli auspici è uno degli aspetti più importanti della vita di un buddhista. Facciamo auspici perché tutti gli esseri senzienti possano avere pace e prosperità e, soprattutto, facciamo auspici perché tutti gli esseri senzienti possano conseguire l'illuminazione. Questa, da una prospettiva buddhista, è l'obiettivo ultimo nella vita: si tratta di uno stato di cessazione della dukkha o confusione, ed è quello a cui aspiriamo.»
XVII Karmapa Trinley Thaye Dorje
 
 
Programma dello streaming
• giovedì 15 dicembre: 13.00-14.45 (India Standard Time) / 8.30-10.15 (Central European Time)
• sabato 17 dicembre: 13.00-14.45 (Ist) / 8.30-10-15 (Cet)
• domenica 18 dicembre: 13.00-14.45 (Ist) / 8.30-10-15 (Cet)
• mercoledì 21 dicembre: 13.00-14.45 (Ist) / 8.30-10-15 (Cet)
 
 
 
 
Per ulteriori informazioni e per il programma del Kagyü Monlam: http://www.kagyumonlamchenmo.org
Per altre informazioni e per una galleria fotografica:
http://www.karmapa.org
http://www.karmapa-news.org
https://www.facebook.com/tokpakorlophotography
C.R.

7 dicembre 2016

I morti non sono gelosi

 
«Marguerite mi aveva preso una mano, che penzolava inerte dal bordo del letto, la baciava e, come una folle, ripeteva: "Olivier, rispondimi... Mio Dio! E' morto! E' morto!".
Dunque la morte non era il nulla, poiché udivo e ragionavo. Il nulla soltanto mi aveva terrorizzato, sin dall'epoca della mia infanzia. Non riuscivo a concepire la scomparsa del mio essere, la soppressione totale di ciò che ero; e questo per sempre, nei secoli dei secoli, senza più un nuovo inizio. Talvolta rabbrividivo, quando trovavo sul giornale una data del secolo a venire: di sicuro non sarei più stato vivo a quella data, e quell'anno di un futuro che non avrei visto, dove non ci sarei stato, mi colmava di angoscia. Non ero io il mondo, e tutto non doveva crollare, quando me ne fossi andato? Sognare, in morte, la vita: questo avevo sempre sperato.»
 

Émile Zola (1840-1902)
Tratto da I morti non sono gelosi (La mort d'Olivier Becaille) (1879)
Immagine: Gustave Courbet - Il mare in burrasca (L'onda) (1870)
M.S.

3 dicembre 2016

L'importanza delle forme buddhiche

 
Qual è l'importanza, il significato, delle varie forme di buddha e dei loro ornamenti nella meditazione?
 
«Gli antichi praticanti dei tempi del Buddha – probabilmente intelligenti come noi oggi, ma che non frequentavano scuole e quindi non avevano molto nutrimento per la mente – pensavano che gli orecchini aumentano la pazienza, la spada e la lunga collana conferiscono energia, la cintura attorno allo stomaco produce forza, e così via.
Oggi la nostra interpretazione è basata su un sistema di feedback: in ogni luogo del mondo, quando le persone sentono qualcosa, fanno qualcosa in risposta. C'è una connessione fra il corpo e la mente, e una certa sensazione produce una determinata azione. Per indicare generosità mostriamo la mano destra piegata verso il basso, aperta e con il palmo rivolto in avanti. Per indicare protezione solleviamo la mano con il palmo aperto in avanti, mentre con altri gesti ancora indichiamo controllo o facciamo auspici. In tutti questi casi c'è corrispondenza fra esperienza e flusso di energia nel corpo.
Ciò che facciamo in meditazione crea campi di energia all'esterno: le varie forme di buddha di fronte a noi. Sono forme espresse dal Buddha per mostrarci i vari aspetti della mente. Quando ci concentriamo su queste forme esteriori, mentre guardiamo colore, posizione, ornamenti e così via, riceviamo un certo feedback interiore, e l'energia fluisce in maniera simile all'interno del nostro corpo. Questo è qualcosa che va completamente al di là di qualunque considerazione personale, oltre gli stati ordinari del “mi piace” o “non mi piace”. Lasciamo apparire queste forme – che esprimono la saggezza del Buddha e ci mostrano il potenziale della nostra mente a un livello di purezza ed energia – e poi creiamo fra noi e loro un ponte di energia che induce il feedback mediante il nostro corpo. Se pronunciamo la sillaba OM, sentiamo la testa vibrare, con AH la vibrazione è nella gola, con HUNG è al centro del petto. Insieme alle vibrazioni portiamo nei diversi centri anche più energia, più consapevolezza, più sangue, più realtà. Infine dissolviamo le forme in luce, le mescoliamo con noi stessi, lasciamo che tutto scompaia e impariamo a essere consapevoli senza essere consapevoli di alcunché: siamo semplice nuda consapevolezza senza centro e senza limiti.
Quando usciamo nuovamente da questo stato, possiamo decidere di riapparire nella forma del buddha su cui meditiamo, o del buddha che ci piace di più o in una forma di energia e luce che esprime la nostra natura illuminata. Tutti i pensieri ci appaiono come saggezza, tutti i suoni come mantra e qualunque cosa appaia nella mente è il suo libero gioco.
Se lo facciamo abbastanza spesso, cominciamo ad assumere quelle stesse qualità: diventano parte di noi. Queste qualità sovrapersonali – che sono i diversi aspetti della mente di buddha – diventano la nostra mente, la nostra vita. Questo sviluppo rende tutto prezioso e meraviglioso perché va veramente in profondità, ci cambia veramente al nostro centro, dentro di noi.
Come ho detto varie volte, la prova più grande dell'efficacia del Buddhismo non è saper spiegare tutto con ragionamenti e una cultura immensa. Può capitare che nella situazione in cui di solito diventavi arrabbiato, orgoglioso, confuso, o infelice, ti aspetti di riprovarne l'emozione. Invece non arriva, oppure arriva diluita al due per cento e quindi non puoi più prenderla seriamente. A quel punto sai veramente che le cose funzionano: sai come creare spazio libero e sai dare ricchezza interiore.»


Lama Ole Nydahl
Tratto da Domande e Risposte con Lama Ole Nydahl